S.Benedetto

San Benedetto da Norcia

San Benedetto da Norcia, “fondatore” del monachesimo occidentale, è una delle figure più luminose e incisive della storia della Chiesa. Di lui Giovanni Paolo II ha detto

«Benedetto, leggendo i segni dei tempi, vide che era necessario realizzare il programma radicale della santità evangelica, espresso con le parole di san Paolo, in una forma ordinaria, nelle dimensioni della vita quotidiana di tutti gli uomini. Era necessario che l'eroico diventasse normale, quotidiano, e che il normale, quotidiano diventasse eroico.
In questo modo egli, padre dei monaci, legislatore della vita monastica in occidente, divenne anche indirettamente il pioniere di una nuova civiltà. Ovunque il lavoro umano condizionava lo sviluppo della cultura, dell'economia, della vita sociale, lì giungeva il programma benedettino dell'evangelizzazione, che univa il lavoro alla preghiera e la preghiera al lavoro.»
Domenica 23 Marzo 1980

in sintesi

S.Benedetto ci sembra importante per aver sottolineato i seguenti punti:

l'obbedienza a un Dato

perché affannarsi tanto, quando obbedire è così semplice, perché l'ordine è qui? (Claudel, si veda su CaraBeltà)

La proposta di S.Benedetto non è se non l'accettazione di un dono: non c'è da inventare niente, occorre solo obbedire a Dio che prende l'Iniziativa prima. E' Lui che chiama:

8. Alziamoci, dunque, una buona volta, dietro l'incitamento della Scrittura che esclama: "E' ora di scuotersi dal sonno!"
9. e aprendo gli occhi a quella luce divina ascoltiamo con trepidazione ciò che ci ripete ogni giorno la voce ammonitrice di Dio:
10. " Se oggi udrete la sua voce, non indurite il vostro cuore!"
11. e ancora: " Chi ha orecchie per intendere, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese!". (dal Prologo della Regola; il grassetto è nostro)

C'è, nel brano appena citato, da ascoltare, alzandosi dal sonno (del peccato e della pigra dimenticanza): chi ascolta non deve inventare, ma è tutto proteso verso altro da sé, verso una oggettività.

E questa oggettività è ribadita anche nella metafora del risveglio: chi si sveglia dal sonno prende coscienza della realtà, lasciando i (non-reali) sogni. Quello che Benedetto propone dunque non è di abbandonare la realtà, ma di penetrarne in profondità il senso, volgendosi ad essa e abbandonando gli inganni del male, che è sempre negazione della realtà oggettiva.

Certo, per aderire a questa oggettività è chiesto anche uno sforzo, il monaco deve essere presente con tutto sé stesso, con tutte le proprie energie, mentali e affettive:

22. Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene.(...)

40. Perciò dobbiamo disporre i cuori e i corpi nostri a militare sotto la santa obbedienza.(...)

44. dobbiamo correre e operare adesso quanto ci sarà utile per l'eternità.

Ma questo sforzo è comunque una risposta all'Iniziativa di Dio, e non lascia l'uomo da solo:

41. Per tutto quello poi, di cui la nostra natura si sente incapace, preghiamo il Signore di aiutarci con la sua grazia.

Dio non rimane impassibile, non è un giudice severo e lontano, un arbitro neutrale. Fa il tifo per l'uomo, vuole che l'uomo si salvi e stia bene, già da questa vita. La sua grazia aiuta l'uomo. E lo aiuta non solo con una forza interiore infusa mediante la preghiera e i sacramenti, ma anche sorreggendolo con il conforto della comunità dei fratelli, guidata dalla sicura guida dell'abate, dentro la più grande obbedienza alla Chiesa e a Cristo, Re invincibile:

45. Bisogna dunque istituire una scuola del servizio del Signore
46. nella quale ci auguriamo di non prescrivere nulla di duro o di gravoso;
47. ma se, per la correzione dei difetti o per il mantenimento della carità, dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da motivi di giustizia,
48. non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonare la via della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida.
49. Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall'indicibile sovranità dell'amore.
50. Così, non allontanandoci mai dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla morte nel monastero in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo con la nostra sofferenza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo regno.

Il monastero è una scuola. In una scuola non si fanno subito gli esami: si insegna. Tanto più la scuola che è il monastero non può volere la "bocciatura", ma la crescita di ogni fratello.

Per questo il clima che domina la vita è segnato dalla parola pace, una pace che richiede anche la lotta, certo, ma che la precede, la sostiene e la corona, in modo imparagonabilmente sovrastante.

l'umanità della Regola

A differenza di certo monachesimo orientale, S.Benedetto propone un ideale monastico "moderato", pieno di equilibrio, nel senso buono del termine.

Lo si può vedere nel brano appena sopra citato, alla riga 46 della Regola "ci auguriamo di non prescrivere nulla di duro o di gravoso". E infatti la regola prevede grandi attenzioni ai bambini, agli anziani, ai malati, con possibilità di eccezioni nella alimentazione nei periodi "penitenziali".

per saperne di più

Si può utilmente vedere la seguente scheda su S.Benedetto e la funzione, anche storica, del monachesimo.

una preghiera di san Benedetto

Degnati di concedermi, Padre buono e santo,
una intelligenza che Ti comprenda,
un sentimento che Ti senta,
un'animo che Ti gusTi,
una diligenza che Ti cerchi,
una sapienza che Ti trovi,

uno spirito che Ti conosca,
un cuore che Ti ami,
un pensiero che sia rivolto a Te,
un'azione che Ti dia gloria,

un udito che Ti ascolti,
degli occhi che Ti guardino,
una lingua che Ti confessi,
una parola che Ti piaccia,

una pazienza che Ti segua,
una perseveranza che Ti aspetti,
una fine perfetta,
e la tua santa presenza, la resurrezione,
la ricompensa e la vita eterna.

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