Papa Francesco e CL
uno strano chiasmo
come papa Francesco vede don Giussani
Nell'incontro col Movimento a Roma il 15 ottobre 2022, papa Francesco ha delineato un abbozzo di come lui vede il fondatore di CL.
Tra le altre cose ha affrontato implicitamente un nodo che vede una certa contrapposizione tra Carrón e i suoi critici: la questione dell'importanza del senso religioso. In sintesi i critici di Carrón lo accusano di fermarsi al senso religioso, cioè alla domanda umana di significato e di felicità. Ma così non è. Sono piuttosto alcuni dei suoi critici che, dimenticando la domanda, il bisogno umano, finiscono col percepire la fede come un dovere, qualcosa che non si capisce bene perché dovrebbe interessarci.
Ora il papa ha detto che Giussani proponeva sì Cristo, ma sempre come risposta a un bisogno umano e non come un dovere. Vediamo:
«Don Luigi aveva una capacità unica di far scattare la ricerca sincera del senso della vita nel cuore dei giovani, di risvegliare il loro desiderio di verità. Da vero apostolo, quando vedeva che nei ragazzi si era accesa questa sete, non aveva paura di presentare loro la fede cristiana. Ma senza mai imporre nulla.»
Il discorso si scandisce in tre tappe:
- la domanda umana: «Don Luigi aveva una capacità unica di far scattare la ricerca sincera del senso della vita nel cuore dei giovani, di risvegliare il loro desiderio di verità.»
- la risposta, Cristo: «Da vero apostolo, quando vedeva che nei ragazzi si era accesa questa sete, non aveva paura di presentare loro la fede cristiana.», la risposta arriva, ma solo quando la domanda è accesa, non prima. Altrimenti sarebbe qualcosa di moralistico e di clericale.
- il rispetto della libertà e dei tempi dell'altro: «senza mai imporre nulla».
una situazione paradossale
Si sta verificando, da qualche tempo, uno strano capovolgimento nel rapporto tra le diverse “anime” di Cl e papa Francesco.
La situazione iniziale
In un primo tempo, e a lungo, vi era stata una totale coincidenza gli estimatori del papa e gli estimatori di Carrón, da una parte, e i critici di entrambi dall'altra.
Chi criticava il papa per una sua presunta arrendevolezza al mondo e una sua eccessiva vicinanza ai poveri e agli emarginati, criticava per motivi simili anche Carrón: non si sarebbero opposti con sufficiente energia alla deriva anticristiana della modernità, specie in tema di vita e famiglia. Gli ultraconservatori, perché è di loro che stiamo parlando, arrivavano ad accusare il papa di essere favorevole all'aborto, o all'omosessualità, o di equiparare l'islam al cristianesimo. Per esempio.
Viceversa Carrón ha sempre difeso la “linea” di papa Bergoglio, stigmatizzando il fatto che persone del Movimento, ad esempio sui social, lo bersagliassero con inauditi toni incendiari.
E a sua volta il papa sembrava ricambiare Carrón con una stima limpida e convinta. Ad esempio il papa nell'incontro con CL del 2015 criticò gli “adoratori di ceneri”, espressione sotto cui non era difficile leggere i critici di Carrón, che gli contrapponevano una pretesa fedeltà a un Giussani che il suo successore avrebbe tradito.
La situazione più recente
Da un certo punto in poi le cose sono cambiate. Se non addirittura rovesciate.
Da una parte i settori ultraconservatori (si pensi a Socci), anche in CL, hanno rivalutato il papa, che pure avevano continuato a criticare per la sua arrendevolezza alla richiesta del governo di sospendere le celebrazioni liturgiche durante i mesi di maggiori restrizioni anti-pandemia (marzo-aprile 2020).
Lo hanno rivalutato per almeno due buone ragioni: a) aver stroncato il DDL Zan (con la nota del 17 giugno 2021) e b) aver scalzato Carrón dalla guida di CL col Decreto sempre del giugno 2021.
Inizia così una surreale “luna di miele” con un papa fino a poco tempo prima oggetto delle più aspre critiche, al punto da dubitare della sua stessa legittimità canonica.
Viceversa non pochi sostenitori di Carrón si sono trovati in qualche modo spiazzati dalla scelta del Dicastero per i laici. Vivendo una sorta di sbigottito sconcerto, che in taluni diventa sofferto, tacito, rimprovero verso il papa.
Le gambe e le bugie
Ma “le bugie hanno le gambe corte”. E il tempo si incaricherà di chiarire l'equivoco e di smascherare da un lato la possibile ipocrisia, nella misura in cui essa c'è, di chi ostenta una interessata deferenza al papa, senza condividerne cordialmente l'impostazione di fondo, e dall'altro di favorire un pieno recupero di fiducia nel papa da parte di chi ora vive con sofferenza il rapporto con lui.
in ogni caso, ubi Petrus...
Ubi petrus, ibi Ecclesia. Mi auguro che la giusta stima per don Julian non diventi stabilmente radicato motivo di sospetto e diffidenza verso il Vicario di Cristo.
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