Glossario
Questo glossario non vuole duplicare informazioni agevolmente reperibili anche altrove, sia su cartaceo (come l'ottimo Dizionario di filosofia della Garzanti) sia on-line (si veda la nostra pagina di links). Ma vorrebbe spiegare termini importanti soprattutto in una filosofia cristiana, e per esplicitare, ove possibile, un giudizio esistenzializzante altrove non reperibile.
I termini possono essere filosofici, teologici o storici.
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abito
In latino: habitus. Disposizione stabile di una certa facoltà o potenza a compiere atti di un certo tipo: se si tratti di atti buoni si chiama virtù, se invece di atti cattivi vizio.
Un abito si forma, secondo Aristotele, che per primo ne trattò, mediante la ripetizione di atti simili (esempio: la virtù della giustizia si forma compiendo atti giusti), e una volta formatasi rende più facile compierne in futuro.
Il formarsi in noi di “abiti” non annulla il gioco drammatico della libertà, che è chiamata a scegliere ad ogni istante di fronte al Tu di Cristo.
Tuttavia rende più agevole compiere il bene, in modo che la vita possa essere una costruzione e un cammino, in cui il passato possa essere di aiuto e di supporto.
Eccedere nella sottolineatura dell'importanza degli habitus porterebbe a smarrire la dimensione drammatica della vita, per cui la scelta deve essere (ri-)fatta ad ogni istante (per cui in qualche modo “solo il presente esiste”); d'altro lato dimenticare la realtà degli habitus renderebbe la vita qualcosa di simile al poco serio, ultimamente sconfortante, inganno di un “genio maligno”
accidenti
Nella metafisica classica sono quegli enti, quelle caratteristiche che possono esiste solo appoggiandosi ad altro, cioè alla sostanza.
America
Due errori opposti: idolatrare gli USA e demonizzarli. Nella mentalità e nella società degli Stati Uniti coesistono aspetti positivi e negativi.
Cominciamo da questi ultimi: la società americana è troppo individualistica, l'individuo vi è, molto più che in Europa, solo; e questo non aiuta il senso critico e non assicura una pienezza totale di democrazia sostanziale. Triste conseguenza di questo individualismo è ad esempio la facilità nell'acquisto di armi e gli episodi, ricorrenti, di uso spregiudicato di esse. Inoltre è troppo facile negli USA passare rapidamente dalla ricchezza alla povertà estrema: mancano ammortizzatori sociali.
In politica estera gli USA hanno commesso molti errori, come le due guerre del Golfo, la seconda delle quali ha gravemente danneggiato i cristiani iracheni, spingendone moltissimi ad emigrare. Discutibile è l'unilateralismo che costantemente li tenta, sia nella versione interventista (con le due guerre del Golfo e la ex-Yugoslavia), sia in quella isolazionista trumpiana. Radice degli errori americani in politica estera è la sottovalutazione del fattore culturale a vantaggio del solo livello politico. Saddam Hussein ad esempio era politicamente ingombrante (in quanto ostile a Israele), ma culturalmente era garante di una tolleranza e di una libertà per i cristiani in Iraq, di cui dopo la sua caduta non è rimasta traccia: gli USA hanno visto solo la prima cosa, la dimensione politica.
Non mancano però anche delle virtù americane: nonostante tutto l'America è una grande democrazia, con dei mass media liberi e una grande libertà di espressione.
Anche in politica estera sono ben lungi dall'aver commesso solo sbagli: si sono rivelati capaci anche di scelte giuste e coraggiose, come l'intervento, decisivo, nella Seconda Guerra Mondiale, o in Corea; in qualche modo aveva un senso anche intervenire dopo l'11 settembre in Afganistan, per sconfiggere i talebani; anche se poi, lì, le cose sono andate come sappiamo, ancora una volta per aver trascurato il fattore umano e culturale e puntato tutto su aspetti tecnico-militari.
angelo
In senso generico ogni creatura puramente spirituale (e perciò di perfezione ontologica superiore all'uomo).
Di angeli parlano sia la Rivelazione ebraico-cristiana sia l'Islam. In effetti la ragione filosofica non ha la possibilità di dimostrare positivamente l'esistenza di angeli. Tuttavia il concetto di angelo come creatura intermedia tra Dio e l'uomo non è filosoficamente confutabile, e appare anzi come possibile e probabile. Nulla vieta infatti di pensare che Dio abbia completato l'ideale piramide che ha come base la materia inerte, come gradini successivamente ascendenti i vegetali, gli animali, e l'uomo, e come vertice Lui stesso, con un livello creaturale puramente spirituale.
In senso specifico angelo è l'angelo buono, quella creatura spirituale che ha liberamente scelto (in modo definitivo e irreversibile [si veda il concetto di eviternità]), a differenza del diavolo, di obbedire a Dio Creatore.
anima
Per la fede tutti gli uomini hanno un'anima spirituale e immortale, come per la filosofia cristiana la stessa ragione può dimostrare con certezza (vedi Platone). Ma l'uomo non è un'anima (accessoriamente) unita a un corpo: è unità inscindibile di anima e corpo. Perciò a poco servirebbe sapere di avere un'anima se non si fosse certi della redenzione (v.) di tutta la propria umanità.
Si veda sul rapporto anima/corpo.
antropocentrismo
Benché impropriamente usato da molti manuali scolastici come sinonimo di umanesimo, nel senso di una generica esaltazione dell'uomo e della sua dignità, in senso filosofico e specifico invece questo termine indica una impostazione che fa dell'uomo la misura di tutte le cose
, al posto di Dio e dunque contro Dio, contro Dio almeno come lo concepisce il Cristianesimo, ossia il Mistero infinitamente perfetto che fa tutte le cose; se infatti si concepisse un “dio” dormiente, come fa l'odierna teologia del sonno di Dio, ossia un “dio” finito e non onnipotente, allora un uomo come misura di tutte le cose non sarebbe incompatibile con la fede; ma questo “dio” non è quello del Cristianesimo.
Apparizioni mariane
La Chiesa non obbliga a crederci. Ma per non crederci bisogna avere delle buone ragioni di fatto: di diritto infatti nessun credente può contestare a Dio la possibilità di rivelazioni come i messaggi mariani, che nulla aggiungono alla pienezza dogmatica, definitivamente conclusasi con Cristo, ma si configurano essenzialmente come un conforto della Madre della Chiesa in momenti di grave pericolo storico.
astrazione
Secondo Aristotele e Tommaso d'Aquino è l'attività (la cosiddetta "prima operazione dell'intelletto: la seconda essendo il giudizio, e la terza il ragionamento) con cui l'uomo, mediante l'intelletto agente, coglie degli aspetti intelligibili universali presenti nel dato sensibile, che vengono espressi in concetti. Mentre per Tommaso (cfr. il nostro contributo su Intellectualia) si tratta di una operazione spontanea, per l'impostazione agostiniana (fatta propria nelle sue linee essenziali anche da Bonaventura e da Blondel) il soggetto in qualche modo pilota il processo astrattivo.
ateismo
Concezione che nega l'esistenza di Dio. Viene distinto in
- assoluto (o positivo) quando, come nel caso di Marx, Comte, Nietzsche, pretende di sostituire, con uno sforzo titanico, alla totalità trascendente una totalità immanente, divinizzando l'uomo, infinitizzandolo;
- indifferentista (o negativo), quando non si pone il problema di sostituire alla totalità negata un'altra totalità, ma si “accontenta” di una vita basata sul finito, sull'immediato, sul banale, negando che nell'uomo ci sia un desiderio di totalità.
atto
Nel senso più ampio, ontologico, nella metafisica classica è il correlativo di potenza: è ciò che effettivamente esiste, mentre potenza è ciò che semplicemente potrebbe esistere.
In un senso più specifico è l'estrinsecarsi concreto della facoltà (o potenza) di un ente vivente (ed esempio l'atto di vedere, l'atto di pensare o di volere).
bello
Aspetto trascendentale della realtà: tutto ciò che esiste è in qualche modo bello, se collocato nel contesto totale. Questa è almeno la tesi di von Balthasar, che ha riscoperto questo “trascendentale dimenticato”.
sintesi di conoscenza e affettività
Per Tommaso «puchra dicuntur quae visa placent»: sono dette belle le cose che, viste, piacciono. Questa definizione ci fa individuare due tratti della bellezza: il vedere (quae visa) e il riverbero affettivo positivo (placent).
La bellezza differisce dal vero, che è oggetto essenzialmente dell'intelletto, per il fatto di essere invece percepibile sensibilmente. Il bello non lo si pensa, lo si sente (nel senso di sensazione), o con la vista (bello iconico), o con l'udito (bello musicale), o con l'immaginazione che ricostruisce una vicenda verosimile (bello letterario).
La bellezza suscita un riverbero di soddisfazione, di gioia: il bello piace. In qualche modo dunque la bellezza sintetizza in sé la conoscenza (il vero) e la affettività (il bene).
i fattori della bellezza
Per Tommaso sono tre: la claritas, o splendor formae, la debita proportio e ll'integritas (per approfondire il tema della bellezza).
bene
[in senso ontologico] Per la filosofia scolastica è uno dei trascendentali, e in quanto tale non passibile di esatta definizione. In questo senso ontologico tutto ciò che esiste è bene (convertibilità reciproca dell'essere e del bene). Solo una metafisica teistica e creazionistica può fondare questa trascendentalità del bene, questo senso ottimistico del reale, per cui tutto è positivo, perché creato da un Mistero buono. Infatti né Platone né Aristotele sono giunti a dire questo: per loro niente può assicurare che tutto ciò che esiste sia buono.
[in senso etico-antropologico] Nel senso più ampio il bene coincide con l'essere, ma in un senso più ristretto il bene è ciò che siamo chiamati a realizzare, ciò verso cui tendere perché ci realizza e realizza la realtà (che è buona, ma non è attuata "tutto in un colpo"). La scolastica fornisce questa formula (da intendere come imperfetta e introduttiva): bonum est quod omnes appetunt, il bene è l'oggetto della volontà (o appetito razionale, nell'uomo); in altri termini come l'oggetto dell'intelletto è il vero, così il bene è l'oggetto della volontà.
Noi non possiamo cioè non volere se non il bene, ovvero qualsiasi cosa la nostra volontà voglia, la può volere solo a condizione di percepirla come bene; con formula scolastica: “vogliamo necessariamente il bene sub communi ratione boni”.
In effetti il bene è ciò che ci compie, ciò che ci soddisfa, ciò che attua la nostra natura e i bisogni e i desideri che la costituiscono.
bisogno
è la percepita mancanza di qualcosa di determinato e di circoscritto. Si distingue in tal senso dal desiderio.
capitalismo
Da non confondere con l'economia di mercato in quanto tale: il capitalismo ne è infatti una degenerazione. Mentre l'economia di mercato garantisce la libertà di intrapresa a tutti e non implica necessariamente che il profitto sia la legge suprema, il capitalismo è un sistema economico che pone proprio il profitto individuale come il valore che ha diritto di precedenza su tutto, e finisce così per garantire a pochi il diritto di dominare economicamente i molti, anche con l'inganno e la prepotenza. In ogni caso il capitalismo svincola l'ambito economico da qualsiasi riferimento etico.
Di fatto non si dà mai un capitalismo “allo stato puro”, ma vi sono economie di mercato più o meno capitalistiche: gli Stati Uniti hanno il primato del capitalismo spinto, mentre molti paesi dell'Europa continentale hanno economie di mercato con correttivi (statali) ai possibili squilibri sociali che ne possono derivare.
carisma
Un carisma è una grazia speciale data per il bene della Chiesa. Vi sono due tipi di grazia secondo Tommaso d'Aquino (Summa Theologica, I-II, q. 111, a.1), ossia la grazia gratum faciens e la grazia gratis data. La prima è quella data ad ogni persona (che l'accolga) per la sua salvezza, la seconda è data ad alcune persone per l'utilità comune, al servizio della comunità (cristiana e umana).
E la grazia gratis data, è appunto la grazia carismatica, al servizio degli altri, al servizio di un'opera speciale che Dio vuole attuare. Tramite un certo individuo e non tramite (tutti gli) altri.
Infatti, se davanti alla grazia gratum faciens tutti sono uguali, davanti alla grazia gratis data non tutti sono uguali. Nel primo caso le differenze sono solo quantitative e dovute interamente al libero arbitro della creatura; nel secondo ci sono differenze qualitative e dovute agli imperscrutabili disegni del Mistero. Non è detto che Bernardette Soubirous fosse necessariamente la ragazza più buona di Francia, eppure a lei è stata data una grazia gratis data che ad altri non è stata data. Le è stata data la grazia di apparizioni, per il bene della Chiesa. Così per qualsiasi altro veggente. E così per i fondatori. Di ordini religiosi e di movimenti ecclesiali.
complottismo
Il primo a sostenere la tesi di un complotto segreto fu l'antisemitismo ottocentesco (vedi il Protocollo dei savi di Sion), il nazismo poi ne fece una delle sue bandiere, indicando proprio nel «complotto demo-pluto-giudaico-massonico» il nemico da battere.
Nel nuovo millennio questa idea, sia pure in forma (più o meno) velata ha ripreso quota, ad esempio nel fondamentalismo islamico, collegandosi al negazionismo. Il presidente iraniano Ahmadinejad sostenne esplicitamente una tesi negazionista, per cui non vi sarebbe stato Olocausto, ma lo si sarebbe propagandisticamente inventato, per avere il pretesto alla creazione dello Stato di Israele.
Inconsistente è anche il complottismo a proposito dell'11 settembre, come se esso fosse stato programmato dalla CIA: tra gli altri argomenti, si può notare come gli Stati Uniti abbiano dei mezzi di informazioni liberi di dire anche cose scomode per il loro paese. Lo documentano le denunce fatte dai media americani di scelleratezze compiute da loro connazionali, come fu nel caso di Abu Graib. E la stessa divulgazione di quel materiale documentario ad opera dei militari USA dimostra quanto poco gli americani sappiano tenere dei segreti. Immaginiamoci se, non avendo saputo nascondere piccoli segreti avrebbero potuto custodire un segreto così mastodontico come l'11 settembre. Altro esempio di quanto poco l'Amministrazione USA sappia orchestrare bugie lo si è visto nella candida ammissione che venne fatta sulla inesistenza di armi di distruzione di massa in Irak, che erano invece state il motivo ufficiale della seconda guerra del Golfo. Ora, una potenza che mentisse su una cosa enorme come le Twins Towers non avrebbe dovuto faticare molto a fabbricare false prove in Irak, per giustificare la guerra.
Recentemente il complottismo caratterizza soprattutto la destra radicale, populista: si pensi ai no-vax.
concetto
Unità discreta minima del pensiero. è colto per astrazione dall'intelletto. Esempi di concetto: rosso, ape, mare, sinfonia, parola. Secondo la concezione scolastica tutti i concetti sono universali.
cosa
Unità minima in cui si può, metafisicamente parlando, scomporre la realtà. Equivale (grosso modo) a ente.
creazione
L'atto di far passare qualcosa dal nulla all'essere. secondo il teismo solo Dio, in quanto infinitamente perfetto, può creare.
dato
Si oppone a costruito, o elaborato come ciò che precede l'intervento attivo del soggetto, elaborante e volente.
Dato sensibile è l'oggetto della sensazione, dato intelligibile è l'oggetto dell'intellezione (/dell'attività intellettiva), dato di fede (vedasi dogma, rivelazione) è l'oggetto della fede: in tutti i casi il dato si impone al soggetto (senziente, intelligente o credente) come qualcosa che ne precede ogni possibile manipolazione attiva.
deismo
Concezione del rapporto finito/Infinito secondo cui esiste sì un Dio trascendente, ma se ne esclude una possibile rivelazione soprannaturale.
Sostenuto soprattutto nel '600 e nel '700, in particolare da alcuni illuministi, tra cui, per un certo tratto, da Voltaire, esso incorre nella contraddizione di affermare e negare al tempo stesso che il Mistero è, cioè è Infinito. Se infatti Gli si riconosce l'essere Infinito, come si pretende poi di porGli dei limiti, che non siano, almeno, quelli del principio di identità/non-contraddizione? In altri termini se Dio è onnipotente perché non potrebbe rivelarsi?
democrazia
È, nel suo senso etimologico «il potere del popolo» (demos), cioè un sistema costituzionale in cui la fonte della legittimità dell'autorità statale è il popolo. Chi regge lo Stato quindi deve avere il consenso del popolo, senza del quale non è legittimato ad esercitare la sua autorità.
In età antica, in particolare in che per prima conobbe delle forme di democraziaGrecia, il “popolo” non era necessariamente la totalità degli abitanti di un certo stato, nemmeno la totalità dei il diritto di partecipare attivamente alla vita democratica è stato a lungo prerogativa maschile, anche in Occidente: è solo nel XX secolo che tutti i più importanti paesi occidentali “concedono” il voto alle donne.maschi adulti. In questo senso la democrazia in età antica non implicava l'eguaglianza di tutti gli esseri umani: anche un filosofo come Aristotele, pur apprezzando la democrazia, teorizzava una ineguaglianza tra gli esseri umani (tra greci e barbari, o tra schiavi e liberi).
È solo con la Rivoluzione francese che la democrazia diventa inseparabile dal principio di eguaglianza, per cui nessuno può essere escluso dal diritto di partecipare alla vita politica.
Per maggiori dettagli sulla preferibilità della democrazia
desiderio
È un concetto analogo a quello di appetizione (tendere a), ma indica più specificamente il vertice della appetizione, della tensione-verso, vertice rivolto a un "oggetto" di tipo elevato, nobile: solo impropriamente ad esempio si può dire di avere desiderio di cibo. In questo senso il desiderio di distingue anche dal bisogno: quest'ultimo ha un oggetto circoscritto e di tipo esclusivamente o prevalentemente finito (materiale o psichico), il desiderio invece si protende ultimamente a un Oggetto infinito.
desiderio naturale di vedere Dio
Riscoperto nel '900 da Henri il link va verso un articolo di taglio scientifico sul soprannaturale in de LubacDe Lubac, indica il movente più profondo della ricerca umana, del desiderio che è naturalmente (=prima ancora che la grazia soprannaturale intervenga) nell'uomo. In virtù di questo desiderio il cuore dell'uomo si può acquietare solo nell'Infinito (come già esclamava S.Agostino all'inizio delle Confessioni: "il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te"). Nessun bene finito può dunque saziare il desiderio umano. Ma l'Infinito si rende incontrabile all'uomo solo per grazia, in un evento soprannaturale: in Gesù Cristo. Dunque vi è un desiderio naturale che la natura non può soddisfare: questo è il paradosso, ammesso dalla Tradizione, ma che costituì una pietra di inciampo per molti teologi neotomisti moderni (si veda la discussione sul soprannaturale).
diavolo
Se si nega la sua esistenza si capisce ben poco della storia della salvezza: non si capirebbe da chi era tentato Gesù nel deserto, né si capirebbe la Sua crocifissione, che è in qualche modo opera del diavolo, secondo il Vangelo di S.Giovanni.
Per il Cristianesimo e l'Islam
Creatura puramente spirituale [vedi angelo], che ha operato una scelta definitiva e irreversibile [vedi eviternità] di ribellione a Dio Creatore, e si trova pertanto fissato per l'eternità nel male, e dunque nella sofferenza.
Tale irreversibile, interminabile sofferenza spinge il diavolo a trascinare in una condizione analoga alla sua quanti più esseri umani possibile.
l'opera del diavolo
Non agisce sulla realtà materiale, se non in casi eccezionali, permessi da Dio: come nelle possessioni diaboliche, allorché un essere umano diviene ad esempio dotato di una forza fisica che altrimenti non avrebbe, con una forza violenta e distruttiva.
Ordinariamente invece il diavolo agisce sullo spirito umano, sul pensiero. E lo può solo se l'uomo in qualche modo acconsente: non può forzare la volontà umana, anche se il suo modo di presentare idee e progetti è contrassegnato da astuzia e inganno.
La sua opera ha due tratti costanti:
- far apparire il bene come male: presentando la proposta di Cristo come noiosa, o come troppo gravosa (implicante una dipendenza inaccettabile, o la convivenza fraterna con persone di cui accentua i tratti negativi, facendole apparire come odiose), o come inaccessibilmente difficile (in particolare la sua azione persuasoria cerca di distruggere il concetto cristiano di misericordia, spingendo l'uomo alla disperazione e all'intestardimento nel peccato)
- far apparire il male come bene è un compito non facile perché tutto ciò che esiste, è da Dio: l'essere gioca, per così dire, dalla parte di Dio, mentre il diavolo ha la forza del nulla; tuttavia l'uomo, indebolito dal primo inganno del peccato originale, si lascia ingannare presumendo e assumendo la parte invece del tutto, ritenendo, d'accordo col diavolo, la dipendenza da Cristo come il massimo male.
l'inganno del diavolo
Il diavolo è un essere potente, molto più dell'uomo; lo sarebbe se anche l'uomo fosse nel suo stato di natura integra, e non ci fosse stato il peccato originale. Tanto più trovandosi nella debolezza di una natura decaduta l'uomo si trova facilmente esposto alle tentazioni e agli inganni del grande falsario infernale.
È bene ricordare perciò che con le sue forze l'uomo si può solo illudere di contrastare questa Forza invisibile. Illusorio è pensare di addomesticare il diavolo entro i limiti di una razionalità puramente naturale, di un equilibrio naturale di geometrica armonicità. Come il topo non può vincere il gatto, che talvolta si diverte a giocare con lui, dandogli l'illusione di essere suo amico, così l'uomo non può pensare realisticamente di venire a patti col diavolo per sfruttarlo ai suoi fini: sarà lui, uomo, ad essere alla fine fagocitato.
Solo in Cristo c'è possibile vittoria sul diavolo. Solo indirizzandosi con sincerità al suo Tu che non è una idea, ma una Presenza che perdona, l'uomo può attuare sé stesso, capendo di essere amato e perdonato da Colui a cui appartiene e che è il suo Destino buono.
plausibilità della sua esistenza
Il tipo di crudeltà di cui l'uomo è stato artefice nella storia è un argomento imponente a favore dell'esistenza del diavolo, come colui che («omicida fin dal principio») lo “tenta”, istigandolo al male.
In questo senso ammettere l'esistenza di un Tentatore, che usa della sua superiore capacità conoscitiva e operativa, per rovinare l'uomo, devastando l'opera di Dio, che egli odia, e trascinando l'uomo nella sua eterna infelicità, aiuta a vedere con più misericordia l'uomo stesso.
Su questo argomento consigliamo vivamente l'opera di C.S.Lewis, Le lettere di Berlicche, ed. Mondadori.
Dio
Dio è il Mistero che sta all'origine di tutte le cose, è il Tutto, la totalità infinitamente perfetta dell'Essere. è la pienezza del Bene (Colui che è sommamente buono, infinitamente buono), la pienezza della Verità e dell'intelligenza (Colui che sa tutto, in modo infinitamente perfetto) la pienezza della Potenza (Colui che può tutto, in modo infinitamente perfetto).
1. Di fatto si parla di Dio solo con la Rivelazione: la filosofia greca e romana parla di divino, di dei, talvolta anche di dio (del dio), ma in senso ben diverso da quello ebraico e cristiano. Quello di cui parla la filosofia greca è quanto meno un dio finito, cioè limitato (come il Demiurgo di Platone, che non crea), che quindi anche quando vuole il bene dell'uomo non può attuarlo che in modo imperfetto; ma in diversi filosofi greci dio non solo non può il bene dell'uomo, ma nemmeno lo vuole: così il Motore Immobile di Aristotele non si interessa della vicenda umana, così gli dei di Epicuro.
2. Eppure dopo che il Cristianesimo si diffuse molti filosofi hanno cercato di dimostrare l'esistenza di Dio così come la Rivelazione lo presenta, ossia come il Mistero infinito e onnipotente che ha creato tutte le cose per un disegno buono. Hanno elaborato cioè prove dell'esistenza di Dio. E anche hanno cercato anche di capire il più possibile con la ragione come Dio sia, come debba essere pensato, cioè appunto come pienezza infinita ed eterna di conoscenza, di amore, di potenza, hanno cioè cercato di elaborare gli attributi di Dio.
3. Qualcuno ha preteso di dimostrare che Dio non esiste? Una tale dimostrazione è strutturalmente impossibile, e infatti nessuno l'ha mai tentata. I filosofi atei hanno piuttosto cercato di spiegare perché l'uomo può fare a meno di Dio, o perché deve farne a meno (come Nietzsche, per il quale Dio non deve esistere affinché il superuomo sia). Molti hanno ritenuto che la stessa domanda su Dio, il senso religioso, sia da negarsi alla radice: non bisogna più pensarci, lo stesso porre tale questione sarebbe già negativo (così, pur in modi diversi, Comte e Marx).
4. Il secolo XX ha dimostrato a suo modo l'esistenza di Dio, rendendo evidente a quali tragedie giunga l'uomo quando pretende di negare radicalmente Dio: come già aveva profeticamente visto Dostoevskij, senza Dio tutto è permesso (si veda anche il Caligola di Camus).
dramma
Lo è la vita, oggettivamente. Il dramma non è né tragedia né commedia: cioè non è assicurato (automaticamente) né un esito negativo (tragedia) né un esito positivo (commedia). Impegna la libertà ad ogni istante in un rapporto con un Tu. Implica la continua possibilità di sbagliare, ma anche la continua possibilità di vincere (con la grazia) il male che è in noi.
dualismo
vedi scheda relativa
eguaglianza
Da un punto di vista filosofico-teologico è un principio antropologico fondamentale: tutti gli esseri umani hanno la stessa natura e quindi la stessa dignità.
Da un punto di vista politico l'eguale dignità degli esseri umani diventa eguale dignità dei cittadini, da cui derivano eguali diritti, che con la Rivoluzione francese (che ebbe l'egalité come uno dei suoi principi-cardine, accanto a liberté e a fraternité) si esplicitano esssenzialmente nel diritto di decidere come debba essere gestita la “casa comune” dello Stato, cioè nella rivendicazione del principio democratico. Tutti devono poter sapere e poter decidere, in modo paritetico, ciò che riguarda la convivenza civile nello Stato.
un modo ideologico di intendere l'eguaglianza
Tuttavia in età contemporanea, anche per reazione al precedente inegualitarismo, che accordava ad alcuni esseri umani il diritto di dominarne altri, si è affermata una concezione esasperatamente unilaterale di eguaglianza, che guarda con sospetto, se non con rifiuto, qualsiasi forma di differenziazione. Dalla eguaglianza di dignità in effetti si pretende così di far derivare una rivendicazione di eguaglianza di funzioni. Così ci sono forze politiche che negano il valore della competenza, in base a cui non tutti sanno fare tutto. E propugnano che «uno vale uno», cioè chiunque vale chiunque altro.
Questo non è realistico: se io voglio guarire da una malattia, tanto più se seria, devo cercare la competenza di un medico, non posso curarmi da me o affidarmi al primo che passa per strada. Quindi non è vero che «uno vale uno».Se voglio fare un'opera ignegneristica, devo ricorrere a chi ha le competenze ignegneristiche, che non si improvvisano su due piedi. Così come non si improvvisano le competenze di nessuna delle “arti” (in senso lato), in cui gli esseri umani si specializzano, in quella che Marx chiamava «divisione del lavoro».
Analogamente, vi è una avversione alla differenza che diventa pretesa di abolire qualsiasi differenza tra i sessi.
Oppure l'avversione alla differenza diventa pretesa che tra l'uomo e gli animali esista una totale equiparabilità di valore.
elementi
Nella fisica classica sono quattro: la terra (freddo e secco), l'acqua (freddo e umido), l'aria (caldo e umido) e il fuoco (caldo e secco).
caldo | freddo | |
umido | aria (caldo e umido) | acqua (freddo e umido) |
secco | fuoco (caldo e secco) | terra (freddo e secco) |
ente
Ciò che è (/la cosa). Secondo la metafisica Scolastica si compone di due principi: l'essenza e l'esistenza (/essere).
epistemologia
Studio filosofico della natura, dei limiti e della suddivisione del sapere umano. é parte della gnoseologia . Uno dei problemi più importanti della epistemologia è determinare il rapporto tra filosofia e scienza (in senso stretto): in età antico-medioevale tale rapporto aveva visto una netta prevalenza della filosofia, che assorbiva in sé e pretendeva di giudicare anche nel merito la scienza; l'età moderna ha visto l'errore inverso, di un sapere scientifico che ha preteso di invadere il campo filosofico. Esempi eclatanti di tale invasione sono le seguenti pretese
- di eliminare la dimensione qualitativa dalla realtà, dichiarandola inesistente in quanto non matematizzabile (vedi scheda su Galileo);
- di ridurre il pensiero ad attività cerebrale;
- di ridurre il problema dell'origine dell'uomo a quello dell'origine del suo corpo (derivazione integrale dalla scimmia: vedi su filosofico.org)
essenza
Principio metafisico: ciò per cui una cosa è così. Con l'altro principio, l'esistenza, entra a comporre l'ente reale (=ogni ente ha una essenza e una esistenza).
Essere
Termine fondamentale in filosofia, originario (trascendentale) e polisenso. Può designare
eviternità
Condizione delle creature puramente spirituali (vedi angelo e diavolo), intermedia il tempo, proprio della condizione dell'uomo, creatura corporeo-spirituale, e l'eternità, propria di Dio. L'eviternità non conosce successione di istanti, come accade per il tempo, che si dispiega in una molteplicità, ma si avvicina in qualche modo all'unità del presente eterno. In particolare l'eviternità delle creature spirituali, di cui pure si può dire che abbiano "cominciato a esistere", ne spiega l'irreversibilità di scelta loro caratteristica.
facoltà
[Ovvero potenza] Funzione attraverso cui l'anima (/l'uomo) compie atti di tipo non [esclusivamente] materiale (/non transitivo], come sentire, ricordare, immaginare, pensare, volere, amare.
Schematizzando:
atto | facoltà che lo compie |
---|---|
sentire | sensi |
ricordare | memoria |
immaginare | immaginazione |
pensare (/capire/ragionare/giudicare) | intelligenza (/intelletto/mente/pensiero, ragione) |
volere, amare | volontà |
In qualche modo quindi le facoltà stanno all'anima come gli organi (polmoni, cuore, stomaco, etc.) stanno al corpo (considerato come tutto, come organismo).
fede
Virtù soprannaturale (teologale) con cui l'energia dello Spirito, che ci assimila a Cristo, ci abilita a riconoscere, in una realtà umana, la Presenza eccezionale, divina, di Gesù, che corrisponde alle attese del cuore.
Non può essere dimostrata dalla ragione; tuttavia non solo non è in contraddizione con essa, bensì la illumina e consente la soluzione di problemi che altrimenti per la sola ragione resterebbero insolubili, come quello del male e della morte.
finito
Opposto a Infinito, e quindi in ogni filosofia teista (tra cui quella cristiana) sinonimo di creato. Per negare la identità tra finito e creato occorre sostenere una concezione panteista, che confonde Infinito e finito.
fondamentalismo
Si tratta della pretesa di imporre ad altri (a tutti) una ideologia (tipicamente religiosa, o meglio pseudo-religiosa), senza passare attraverso la (loro) consapevolezza, cioè senza dialogare, argomentare e testimoniare, e la (loro) libertà.
Perciò il fondamentalismo è essenzialmente violento, e, quando assume la forma di una pseudo-religiosità, stravolge la fede nel Mistero creatore, che a) rispetta la libertà delle sue creature e b) desidera essere da loro riconosciuto non azzerando il loro senso critico, ma attivandolo pienamente, e c) non vuole che alcune sue creature opprimano altre, come se fosse Lui a chiederglielo.
Il fondamentalista pseudo-religioso perciò rende odioso Dio, presentandolo come un tiranno arbitrario: il che è esattamente quello che il diavolo vuol far credere, per far allontanare gli esseri umani dal Creatore.
forma
Principio ontologico che fornisce a una sostanza la sua determinatezza. In ogni sostanza quindi la materia è il fattore di determinabilità, e la forma quello di determinazione.
Gesù Cristo
Per la fede non è un profeta, né un semplice nobile pensatore: per chi è cristiano Gesù è Dio. Come siano unite in Lui, in una sola Persona, la natura umana e quella divina, resta per noi un mistero. Ma è un mistero reso certo dai segni che Lui ci da: “se mi divinizza è Dio”, dicevano certi Padri della Chiesa.
giudizio
Secondo la Scolastica è la "seconda operazione" dell'intelletto (la prima è l'astrazione, la terza il ragionamento), consistente nell'unire più concetti. Esempio: “quell'automobile è molto veloce”. Il giudizio è fondamentale per Agostino e Blondel, mentre è semplice conseguenza del concetto per il tomismo.
In senso esistenziale, un giudizio è dato quando il soggetto stabilisce in modo certo e nitido una verità, su cui può impostare una azione sicura (/sicuramente convergente all'unitario destino, al fine ultimo, dell'esistenza). Di fatto tutta la conoscenza intellettiva concreta si suddivide in opinioni e giudizi.
schematizzando quindi, possiamo distinguere, all'interno del giudizio in senso lato, tra:
- giudizio in senso stretto (esistenziale) -> certezza e pace
- opinione (cioè voluta e responsabile assenza di giudizio) -> incertezza e inquietudine
giustizia
È uno dei valori fondamentali dell'uomo. Occorre contemperarne le due grandi coordinate, la giustizia distributiva, vista in modo esclusivo da una certa sinistra e trascurata da una certa destra, e la giustizia commutativa, vista in modo esclusivo da una certa destra e trascurata da una certa sinistra.
In effetti, da un lato, non può lasciare indifferenti che pochi abbiano moltissimo e tanti abbiano pochissimo (“non è giusto”); d'altro lato non si può prendere che abbiano lo stesso chi si impegna molto e chi si impegna poco, o comunque che offre qualcosa di poco richiesto e chi offre qualcosa di molto richiesto.
Per cui se una grande differenza sociale, causa di miseria e sfruttamento, è inaccettabile, una qualche differenza sociale è inevitabile e giusta.
gnoseologia
Settore della filosofia che si occupa della conoscenza (gnosis, in greco). Nella concezione scolastica equivale a una parte della logica, detta logica maior, secondo lo schema seguente:
La Logica (studio del logos=pensiero) si suddivide in
- Logica minor (o logica scientifica, o l. in senso stretto) cioè → studio della forma del pensiero (=delle regole formali)
- Logica maior (o logica filosofica, o gnoseologia, o teoria della conoscenza), cioè → studio dei contenuti del pensiero (di quanto/come il pensiero rispecchi la realtà)
La logica maior, o gnoseologia, sua volta si suddivide in
- studio del concetto (riguardo alla natura della astrazione, l'esistenza o meno di concetti universali, e la loro natura (trasparenza delle cose o oggetto ultimo della conoscenza)
- studio del giudizio (riguardo al primato dei giudizi universali o di quelli particolari; possibilità di giudizi universali come certezze stabili
- studio del ragionamento (riguardo al rapporto tra deduzione e induzione
- epistemologia (o studio del "prodotto finale": la scienza), affrontando temi come il rapporto tra scienza e filosofia
In epoca moderna la gnoseologia ha avuto uno sviluppo esorbitante, di fatto sostituendosi alla metafisica. Segno del ripiegamento su di sé della corrente egemone nell'umanità moderna e del suo tentativo di neutralizzare la verità, la Presenza da cui solo peraltro può venire la salvezza dell'uomo.
Gratitudine
E' il fondamento della vera morale: che non parte da una propria forza di volontà, ma dal riconoscimento di essere amato e di ricevere tutto in dono da un Altro. La g. si lega anche alla gioia, sulla quale ogni virtù si fonda
(Par.).
Grazia
Per il Cristianesimo è l'energia soprannaturale con cui lo Spirito Santo assimila l'uomo a Cristo, Uomo-Dio, risanandone la natura dagli effetti del peccato originale e rendendolo capace di un giudizio, di una libertà e di un amore gratuito altrimenti impossibili.
La sua necessità per la salvezza dell'uomo viene negata dal pelagianesimo e dall'Islam.
Sui (due) tipi di grazia si veda alla voce carisma.
illuminazione
Per Agostino è il fenomeno che accompagna ogni giudizio umano retto e certo. Essa è operata nell'interiorità dello spirito umano da Dio stesso, o meglio dal maestro Interiore, Cristo. Infatti solo Colui che è assolutamente immutabile può consentire all'intelligenza dell'uomo un giudizio immutabile, stabile e vero, mentre non lo possono né gli oggetti dei sensi, intrinsecamente mutevoli, né la stessa anima umana, essa pure soggetta a fluttuazioni.
immigrazione
Da una parte non si tratta di un fenomeno nuovo: le persone e i gruppi (al limite, i popoli) si sono sempre spostati da un punto all'altro del pianeta. Tant'è che tutti gli esseri umani provengono da un unico ceppo, che all'origine si trovava, secondo gli studi più accreditati, in Africa. Inoltre l'aggregarsi in realtà nazionali non è qualcosa si astorico, di “naturale” (gli individui “di natura italiana” si sono uniti nella nazione italiana) ma qualcosa di storico e quindi di contingente e modificabile. Ancor più, va tenuto presente che tutti gli esseri umani costituiscono un'unica famiglia umana (donde la fratellanza universale).
D'altra parte, quando un fenomeno migratorio assume dei caratteri quantitativamente massicci, esso assume dei tratti di patologicità. Anzitutto perché non è giusto che masse ingenti di persone siano spinte a lasciare la terra in cui sono nate e in cui sono vissuti i loro antenati e continuano a vivere tanti loro congiunti e amici. E poi nei paesi in cui essi migrano si possono verificare problemi di integrazione tutt'altro che irrilevanti.
Inferno
Per l'insegnamento di diversi Concili il diavolo vi è eternamente dannato. E tutti gli esseri umani possono andarci: non perché Dio starà a calcolare se la quantità di buone azioni di una persona superi o meno una certa soglia, ma per la scelta dell'uomo, che può chiudere fino all'ultimo il proprio cuore al suo Creatore e Padre, negando, con ostinata mancanza di semplicità, l'evidenza di essere fatto e di avere tutto da imparare.
infinito
0. Ciò che è senza limiti (/oltre ogni possibile limite).
1. Nella concezione filosofica greca è sinonimo di imperfezione. Già Pitagora associa l'idea di infinito all'indeterminatezza, al pari e agli altri fattori imperfetti. Viceversa per i filosofi greci il divino, cioè il perfetto deve essere finito: così l'essere di Parmenide, così le idee di Platone, così il Motore Immobile di Aristotele. Eccezione a tale regola è possibile trovarla solo in Plotino, non per nulla influenzato dal Cristianesimo.
2. Per il Cristianesimo e anche per la filosofia successiva (a riprova di quanto forte sia stato il suo influsso, e dunque di quanto ingiustamente si cerchi di bandire la conoscenza della filosofia medioevale cristiana) Infinito è invece sinonimo di perfezione. Dio può essere solo Infinito.
intellezione
Attività con cui l'intelligenza (/intelletto, /ragione, /mente, /pensiero) coglie il suo oggetto, in qualche modo afferrandolo e comprendendolo. Per Aristotele e Tommaso d'Aquino essa è resa possibile dall' astrazione, per Agostino piuttosto per una illuminazione, operata dal Maestro interiore.
Israele
La questione centrale non è quella palestinese (nel senso che nessuno contesta il diritto del popolo palestinese ad avere una terra e uno Stato), ma quella israeliana (nel senso che c'è chi contesta il diritto del popolo ebraico ad avere una patria e uno Stato, con confini sicuri).
Il vero problema non è sapere quanto debba essere esteso, ma se possa esistere uno Stato ebraico, in Palestina.
Nella misura in cui il mondo arabo-islamico accettasse questo, la strada alla pace sarebbe spianata.
Fino a quel momento, viceversa, non ci potrà essere pace:
- di diritto: perché il popolo ebraico ha già subito 6 milioni di morti per il fatto di non avere una sua patria, e non può permettersi il lusso di subire altri olocausti;
- di fatto: perché il popolo ebraico ha intelligenza, forza economica e amicizie sufficienti per permettersi di continuare a tenere testa a chi lo vuole distruggere.
Il modo migliore per aiutare il sofferente e caro popolo palestinese dovrebbe essere quello di favorire una accettazione dell'idea che una parte della terra palestinese sia assegnata agli ebrei, che in fin dei conti ne sono i suoi antichi abitatori. Si tratta di una piccolissima striscia di terra. E in cambio, la vicinanza di un popolo ricco e industrioso, se guardato con occhi non avvelenati da ideologie fondamentaliste, lo potrebbe solo aiutare a prosperare.
Questo non toglie che da parte di certi settori del popolo israeliano l'atteggiamento verso i palestinesi, mussulmani e cristiani, sia troppo duro e insensibile ai diritti dell'altro: occorre una correzione di tiro anche da parte di questi settori.
libertà
Se ne possono distinguerne tre tipi:
- 1) libertà esteriore: sono libero se gli altri [/circostanze esterne] mi lasciano libero; qui si radica la questione politica della libertà (vedi liberalismo/liberismo/diritti)
- 2) libertà interiore, a sua volta suddivisibile in
- libertà come forma: Detta anche “libertas minor”, o libertà di scelta, o libero arbitrio (=in ogni istante sono libero tra più alternative: anche se fossi privo della libertà esteriore, murato vivo senza poter muovere un dito, potrei scegliere che cosa pensare e che cosa volere, desiderare, amare).
Tutti gli esseri intelligenti hanno questa libertà, sempre e comunque. - libertà come contenuto: Detta anche “libertas maior”, o libertà di autonomia (= libertà di essere ciò che sono, di attuare la mia vera [/interiore/profonda] essenza /natura; = possibilità di autenticità; = soddisfazione del desiderio [fondamentalmente di essere sé stesso/ciò che veramente si è]).
Non tutti gli esseri intelligenti hanno questa libertà = va conquistata, e la si possiede, di fatto, sempre "più o meno", può crescere o diminuire.
- libertà come forma: Detta anche “libertas minor”, o libertà di scelta, o libero arbitrio (=in ogni istante sono libero tra più alternative: anche se fossi privo della libertà esteriore, murato vivo senza poter muovere un dito, potrei scegliere che cosa pensare e che cosa volere, desiderare, amare).
Mente
Vedi alla voce ragione.
male
Assenza (/mancanza, /privazione) di bene, cioè di essere (/non essere). Classica è la distinzione agostiniana tra tre tipi di male
m. metafisico = assenza di essere nella propria realtà strutturale, nel punto di partenza. Ogni creatura ne è affetta, in quanto non è la Pienezza dell'Essere, non è Dio.
m. morale = assenza di essere nella azione intrapresa, in un segmento di cammino percorso: l'azione non è come dovrebbe (e potrebbe). Manca, difetta. Difetta di qualcosa che dovrebbe avere; é impoverita, carente, zoppicante. Ma lo zoppicare non è relativo ad una fine di poco conto, o a un livello "tecnico", è relativo al destino ultimo, perciò è una ferita seria, profonda, che produce il male fisico o sofferenza, è, in termini teologici il peccato.
m. fisico = assenza di essere nel risultato dell'azione intrapresa, nella meta (provvisoria [relativa a un segmento] o definitiva [vedi morte, inferno]): se l'azione compiuta è carente di essere il risultato che ne consegue è carente di essere; e la carenza di essere a livello di risonanza emotiva è la sofferenza.
Il male fisico è conseguenza del male morale, ma non nel senso che nella vita presente vi sia esatta corrispondenza tra l'uno e l'altro (si veda il tema della sofferenza del giusto e della [apparente] felicità del malvagio). Tale corrispondenza vi sarà, nella prospettiva cristiana (ma in genere monoteistica) solo nella vita futura e definitiva.
materia
In senso specifico, per la filosofia classica, è il correlativo di forma: è il principio ontologico di determinabilità che si compone con la forma in ogni sostanza corporea. In altri termini la materia è un sostrato indeterminato, e in quanto tale è recettivo di qualsivoglia forma.
Le diverse filosofie hanno comunque diversamente interpretato il concetto di materia: Aristotele e i suoi seguaci (come Tommaso d'Aquino) riducono decisamente la materia a pura potenzialità, totalmente indeterminata; Platone e l'indirizzo filosofico agostiniano e francescano attribuiscono alla materia una qualche sorta di seppur germinale determinatezza e attualità.
memoria
Gnoseologicamente = una facoltà conoscitiva atta a trattenere i ricordi.
- secondo Aristotele e Tommaso d'Aquino è uno dei sensi interni (dunque è nettamente meno importante di intelletto e volontà, che sono facoltà dell'anima razionale, sono insomma a livello superiore)
- secondo la tradizione agostiniana e francescana è facoltà dell'anima razionale, di pari livello quindi dell'intelletto e della volontà.
Esistenzialmente = stato (/atteggiamento) dell'animo per cui il presente viene vissuto sulla scorta di un passato visto non come gravosa palla al piede, ma come ricchezza esistenziale, prezioso punto di partenza per non essere alienati dal potere.
mercato (economia di)
Sistema economico che garantisce la proprietà e l'iniziativa privata.
Non va confuso col capitalismo, che ne è solo una manifestazione degenerata.
Si oppone al comunismo e allo statalismo economico.
Trovare il giusto equilibrio tra iniziativa privata e giustizia sociale non è facile, perché si rischiano gli opposti scogli di uno statalismo oppressivo della libertà individuale e incapace di garantire adeguati livelli di sviluppo e di benessere, da un lato, e di un capitalismo sfrenatamente individualista, che crea squilibri inaccettabili tra ricchi e poveri e propone un ideale di vita falso, perché basato su un profitto come fine ultimo e assoluto, dall'altro.
metafisica
Parte della filosofia che considera la realtà nei suoi aspetti più universali (/sintetici), ovvero come totalità (/intero). Coltivata da quasi tutti i filosofi antichi e medioevali, è di fatto stata accantonata (in favore della gnoseologia) da buona parte della filosofia moderna, e rigettata (a partire da Hume e da Kant) da una parte importante della filosofia contemporanea. Per il pensiero di matrice cristiana essa resta un momento irrinunciabile della riflessione filosofica, col compito essenziale di chiarire come la stessa ragione possa riconoscere l'esistenza di Dio.
È una grave perdita per la filosofia e per la civiltà l'attuale disprezzo per la metafisica (basta vedere la sua pressoché totale irreperibilità sui siti web filosofici, per non parlare dei portali più noti): significa disprezzare la verità e aprire la porta alla barbarie, perché, tolta la verità tutto diventa lecito, anche il peggior crimine.
modernità
È la civiltà seguita a quella medioevale. Non esiste una sola modernità: ce n'è una anticristiana, antropocentrica, e una cristiana o almeno intrinsecamente e profondamente compatibile con il cristianesimo.
Tale tesi è contestata, diciamo così, da destra, da coloro che la rifiutano in blocco, vedendola come satanica e sognando un ritorno puro e semplice al medioevo (vedi #fondamentalismo ultraconservatore); ed è contestata da sinistra da coloro che non vedono alcun limite e alcun pericolo in essa, accettandola in blocco e pensando che tutto ciò che è nuovo è in quanto tale migliore di ciò che lo ha preceduto.
Invece nella modernità c'è sia del positivo (la scienza, la democrazia, un più maturo senso dell'eguaglianza tra tutti gli esseri umani e della libertà, per non dire che alcuni elementi), ma anche del negativo (la censura sulle domande esistenziali e sul mistero della morte, la diffusa pretesa che la ragione umana sia la misura di tutto, e simili). Occorre valorizzare il primo e contestare il secondo, non dimenticando mai però che non si può dare per scontata la malafede di nessuno, e quindi con tutti occorre dialogare in modo aperto e leale.
Un periodo importante per discernere la complessità della modernità è il suo inizio, cioò il periodo umanistico-rinascimentale: si veda al riguardo questo approfondimento.
mondialismo
Concezione politica che sottolinea, con la strutturale unità del genere umano, il valore che tutti gli esseri umani considerino prevalente ciò che li unisce rispetto a ciò che li divide.
Vi sono però due diversi modi di intendere l'unità degli esseri umani: uno astratto-ideologico e uno realistico (come sinonimo di fratellanza universale). Per maggiori dettagli si veda questa pagina sul mondialismo.
Morale
In senso filosofico è la parte della filosofia che deve rispondere alla domanda “come dobbiamo agire?”. Per la filosofia cristiana, a differenza di quanto pensava Kant, non ci può essere una morale completa senza una integrazione con la fede.
morale cristiana
In sé, per la fede, la morale (o etica) è buona: nella misura in cui indica l'alveo, la strada (razionalmente conoscibile: filosofia morale; o soprannaturalmente rivelata: teologia morale) per arrivare al compimento di sé.
Questa strada può però essere percorsa di fatto solo aderendo al Fatto singolare Cristo e mendicando la sua grazia. Altrimenti si scade nel moralismo.
moralismo
È la degenerazione della morale, che si verifica invece si presume di poter essere coerenti con le proprie forze e di misurare quanto di si è “bravi” in base alla pura universalità della legge, e prescindendo dal Fatto singolare di Cristo. Questo non può che causare sentimenti o di superbia (“riesco ad essere bravo”) o di disperazione (“non riesco ad essere bravo”). È questo senso che la morale, moralisticamente intesa,è stata definita il peggior nemico di Dio
.
natura
Termine polisenso:
natura in senso filosofico
natura in senso teologico
teologicamente designa l'insieme e ognuna delle realtà create, in quanto distinte dal Creatore e dal soprannaturale. Essa buona, perché l'ha Creata Dio, sommo Bene. Va rispettata, ma anche subordinata all'uomo, a cui Dio l'ha sottomessa. Dunque né suo sfruttamento né sua idolatria (il neopaganesimo di Gaia, con l'animalismo e l'ecocentrismo).
nazione
Il concetto di nazione prende forma essenzialmente in Occidente in epoca moderna, con il dissolvimento dell'ideale sovranazionale di Sacro Romano Impero, che aveva caratterizzato gran parte del Medioevo.
Sono anzitutto le nazioni dell'Europa occidentale a affermarsi come realtà ben determinate, grazie all'affermazione degli Stati nazionali. E il processo di consolidamento delle identità nazionali proseguirà per tutta l'epoca moderna, degenerando in una unilateralità di autoaffermazione, con le guerre che le vedono (già dal si veda ad esempio la guerra dei Cent'anniTardo Medioevo ) le une contro le altre, fino a giungere alla asprezza violenta del nazionalismo, che porterà alle due guerre mondiali.
La nazione può essere infatti intesa essenzialmente in tre modi
- in senso più debole, come unità di tutti coloro che abitano un certo territorio: è l'accezione del multiculturalista radicale; in base a questa concezione chiunque abiti in un dato territorio è automaticamente e necessariamente ammesso alla cittadinanza, senza che di ciò si possa cogliere alcuna problematicità.
- in senso più forte, come unità di sangue, unità cioè di tutti coloro che derivano da una medesima stirpe (o etnia): è l'accezione del nazionalismo esasperato (che oggi assume la veste del sovranismo), che ragiona in termini (schmittiani) di amico/nemico; per esso l'altro (da sé) è (il) nemico (vedi anche un certo modo di intendere i principi-non-negoziabili). In base a questa impostazione un immigrato non potrebbe mai diventare cittadino della nazione in cui ha scelto di vivere e mettere radici.
- In un senso equilibrato, come unità di coloro che condividono un certo comune denominatore di affinità linguistica e culturale. In quest'ottica la cittadinanza può essere acquisita, ma non in modo automatico e indiscriminato: non basta abitare in un certo territorio, occorre anche condividere cordialmente i principi costituzionali fondamentali che ne reggono la convivenza democratica.
ontologia
Sapere riferito all'essere. Per alcuni sinonimo di metafisica; rispetto a tale concetto quello di ontologia è però, secondo la suddivisione aristotelica, più specifico, configurandosi come una parte della metafisica, quella concernente l'essere in quanto essere, distinta dalla teologia, dalla aitiologia e dalla usiologia (cfr. Aristotele).
organismi internazionali
Sono aborriti dai sovranisti, attuale variante del nazionalismo, per i quali ogni limitazione della sovranità nazionale è inaccettabile e negativa. I nazionalismi in realtà hanno portato alle due Guerre Mondiali (10 milioni di morti la Prima, almeno 40 milioni di morti la Seconda), nazionalista era Hitler, che ha mandato a morire nelle camere a gas circa 6 milioni di Ebrei, nazionalisti erano quegli estremisti croati che hanno buttato nelle foibe migliaia di italiani alla fine della Seconda Guerra mondiale, e quelli che hanno compiuto, durante la presenza nazista, atti di come strappare gli occhi degli odiati nemici e venderli in ceste al mercatoatrocità raccapricciante contro i Serbi. In generale il nazionalista (/sovranista) segue l'idea Carl Schmitt fu un pensatore tedesco molto vicino al nazismoschmittiana di amico/nemico: noi contro loro, noi siamo i buoni, i puri, i giusti, quelli capiscono tutto e gli unici che fanno il bene, gli altri, loro, sono il male assoluto, vanno eliminati o almeno schiacciati e sottomessi.
Il pensiero cristiano invece pensa che tutti gli esseri umani sono fratelli e che l'odio e la divisione vengono dal diavolo. Per questo come a livello inter-personale un cristiano vede nell'altro un bene, così a livello inter-nazionale il cristiano è per l'questa espressione è, da sempre nel nome del Metting di Rimini: “Meeting per l'amicizia tra i popoli”amicizia tra i popoli. Non a caso nel Medioevo le nazioni non erano affermate in modo esasperato, ma prevaleva il senso di appartenenza a un'unica cristianità, politicamente espressa nell'idea di Sacro Romano Impero.
panteismo
Concezione metafisica che confonde Dio (/l'Infinito) col mondo (/il finito). Sostenuto in modo pienamente esplicito solo in età postmedioevale ha avuto come rappresentanti più noti Giordano Bruno, Spinoza, gli idealisti (in particolare Hegel, mentre Fichte e soprattutto Schelling se ne allontanarono per riapprodare a una visione teistica). Gli si oppone il teismo.
peccato originale
Come per il diavolo: senza di esso non si capisce molto della realtà né del Cristianesimo. Non si spiega (razionalmente) perché ci sia tanto male nel mondo. Né si spiega (cristianamente) perché Dio si è fatto Uomo e si è lasciato crocifiggere. Per abolire il peccato originale bisogna pensare che tutto vada bene o almeno che il male sia cosa da poco.
Secondo la concezione cristiana è il fatto che, all'origine della storia umana, ha segnato una ribellione al Disegno di Dio da parte dei progenitori di tutto il genere umano. Tale ribellione, comunque lo si immagini (assumendo più o meno letteralmente l'episodio del Genesi), è consistita essenzialmente in un peccato di superbia (voler "essere come Dio", mettersi al posto del Creatore, usurpandone il posto e non accettando il limite della propria creaturalità) e ha prodotto nell'intero genere umano, che dai progenitori è disceso, una debilitante alterazione del proprio stato: la natura umana si è trovata cioè in uno stato di non-integrità, ovvero di malattia, per cui conoscere integralmente e rettamente il vero e volere il bene sono diventati, in tutti gli esseri umani, qualcosa di difficoltoso e di non attingibile adeguatamente senza un aiuto da parte di Dio (vedasi grazia, redenzione).
Argomento correlato: il monogenismo (/poligenismo). Un'unica coppia ha dato origine a tutto il genere umano? Per la fede cattolica la risposta è affermativa, pena il non fondare due dati irrinunciabili: la fratellanza universale e l'universalità degli effetti del peccato originale (quindi l'universale bisogno di redenzione: diversamente Cristo sarebbe venuto solo per alcuni, per i discendenti cioè dell'unica coppia responsabile. A meno che più coppie umane originarie (da cui deriverebbero più ceppi razziali, la cui unità a quel punto deriverebbe solo da un intervento provvidenziale speciale e non da un dato anzitutto naturale) abbiano commesso (più o meno contemporaneamente, a quel punto sarebbe indifferente) lo stesso peccato.
pelagianesimo
Concezione teologica, riguardante il rapporto tra natura e soprannaturale, secondo cui l'uomo ha già nella sua natura (nelle forze della sua natura), non intaccata dal peccato originale, quanto basta per salvarsi. In tal modo l'Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo non avrebbe avuto il valore di redimere l'uomo, perché non ce n'era bisogno, ma solo di fornire un esempio di eticità pienamente attuata, a cui tutti gli uomini dovrebbero ispirarsi.
Fondata dal monaco irlandese Pelagio, questa concezione venne affrontata con particolare vigore da S.Agostino e condannata come eretica dalla Chiesa: senza la redenzione operata da Cristo infatti l'uomo non potrebbe salvarsi. Come dice la sequenza liturgica Veni Sancte Spiritus: "sine Tuo numine/ nihil est in homine /nihil est innoxium", "senza la Tua forza nell'uomo non vi è nulla, nulla che sia senza colpa".
Seppur non espressa nei termini precisi condannati dalla Chiesa, il pelagianesimo ha continuato a serpeggiare, e serpeggia tuttora più di quanto si creda, nella mentalità di molti cristiani (omiletica "della domenica" inclusa) nella forma secondo cui il Cristianesimo non sarebbe altro che una serie di valori (o di regole) affidati alla buona volontà dell'uomo, che, se raggiunge un certo livello di coerenza, merita la salvezza eterna.
Mentre Cristo non è il premio alla bontà dell'uomo (senza alcun nostro merito ci sceglie, gratuitamente, per pura, inesplicabile, preferenza), bensì è la condizione, la conditio sine qua non, perché l'uomo possa essere buono.
Su questo punto si veda la lettura che del "Sì di Pietro" da mons. Giussani ne L'attrattiva Gesù, ed. BUR 1999.
pensiero
Vedi alla voce ragione.
potenza
Vedi atto.
principio
Metafisicamente è, in un ente, un fattore distinguibile da altri, ma non separabile, e che concorre a costituire l'ente stesso. Con termine inelegante la Scolastica lo definisce "ens ut quibus", opponendolo a "ens ut quae": non è una cosa, ma la componente di una cosa. Non essendo separabile non si può ad esempio dire che un principio sta alla cosa (principiata) come una particella elementare sta all'atomo (che essa concorre a comporre).
principi non negoziabili
◓ In una accezione corretta essi sono i principi costituzionali che stanno a fondamento della democrazia, che è il miglior sistema per assicurare una convivenza pacifica e libera tra gli esseri umani. Tra tali principi ci sono la libertà, l'eguaglianza, il rispetto della dignità umana e della vita umana, ma anche la lealtà democratica, che implica l'accettazione dell'imperfezione e del compromesso, inevitabili in una società pluralistica, in cui convivono diverse visioni-del-mondo.
◒ Ma l'accettazione dell'imperfezione e del compromesso è esattamente il contrario di quello che pretende il fondamentalismo, che invece intende i principi non-negoziabili in senso intollerante e ultimativo, come contenuti dettagliati, specifici di una sola visione-del-mondo, disposto a sacrificare la stessa democrazia pur di affermare i contenuti a cui tiene, imponendoli e non proponendoli.
ragionamento
Terza operazione dell'intelletto, secondo la scolastica: dopo l'astrazione del concetto, che prepara gli elementi per così dire semplici del pensiero, e dopo il giudizio, che ricompone più concetti, il ragionamento raccorda più giudizi in una concatenazione logica complessa.
Ve ne sono, secondo la logica aristotelica, due tipi fondamentali: l'induzione e la deduzione. La prima passa da molti casi particolare per giungere a una legge (/un giudizio) universale. La seconda parte da un giudizio universale per applicarlo a un caso particolare.
ragione
È la capacità di rendersi conto di ciò che esiste (/della realtà) ricercandone un significato adeguato (/cercando di capirne il senso).
Termini simili:
- intelletto
- Secondo l'etimologia di Tommaso è la capacità di intus-legere, di leggere-dentro il reale, quasi radiografandone l'ossatura intelligibile, radicata nel principio della forma.
- intelligenza
- Semanticamente prossimo a intelletto, a cui aggiunge una sottolineatura dinamica: l'intelletto in quanto operante.
- pensiero
- Sottolinea la capacità della conoscenza intellettiva di pesare la realtà, evidenziando come non si possa inventare niente, ma solo prendere atto di ciò che oggettivamente esiste (come uno che pesa con la bilancia non può imbrogliare con ciò che pesa).
- mente
- Analogamente a pensiero: là era la metafora del “pesare”, qui è quella della misura. La mente è intelligenza in quanto menssura (=misura, in latino), misura la realtà, piegandosi a riconoscerne le oggettive fattezze.
razionalismo
cfr. scheda.
Realismo
In senso filosofico significa che ciò che noi conosciamo è la realtà stessa, e non solo una qualche nostra modificazione soggettiva, come pensano i vari tipi di scetticismo. Ciò però non significa che noi conosciamo perfettamente la realtà, come pensa il dogmatismo.
In senso sia gnoseologico sia etico implica guardare alla realtà. Nel primo ambito, gnoseologico, non pretendendo che la realtà risponda ai miei criteri, ma adattando la mia mente alla oggettività (adaequatio intellectus ad rem). Nel secondo ambito, non pretendendo che le persone siano secondo degli schemi a-priori (come vogliono invece il moralismo e l'utopia), ma prendendo atto di come di fatto siamo (e solo da lì, partendo in un giusto desiderio di perfezione).
religione civile
Si tratta di una religione senza fede personale, intesa e usata come strumento di puntello a un dato ordine socio-politico. È una tentazione, per il credente e per il clero, credere che sia necessario e utile l'appoggio dello Stato. Ma l'appoggio che uno Stato (in generale dittatoriale) può dare, è sempre un appoggio interessato, che poco o tanto soffoca la dimensione universale e soprannaturale della religione cristiana. Senza contare che la fede non può essere imposta (come si tende a fare quando si verifica questo abbraccio col potere), ma deve essere proposta alla libertà della persona.
La religione civile insomma è una pericolosa scorciatoia, che rinnega il metodo cristiano, basato sulla libertà. È una scorciatoia che oggi trova alimento nella paura dell'altro, legata a una percezione esasperatamente vittimistica del fenomeno migratorio.
ricchezza [/povertà]
Per una certa concezione la ricchezza di alcuni sarebbe in quanto tale la causa della povertà di altri.
Ciò però trascura il fatto che la ricchezza complessiva del genere umano non è fissa, ma dinamica, e infatti è aumentata, ed esponenzialmente, nel corso dei secoli.
La ricchezza non è sorta di una torta (statica) per cui più grande è la mia fetta più piccola è la tua; ma è una torta che lievita, nella misura in cui l'ingegno e la creatività operosa dell'uomo imparano a fruire sempre meglio delle risorse del mondo.
Ne segue che il problema non è distribuire la ricchezza, ma diffondere il benessere. Si veda il concetto, solo apparentemente sovrapponibile, di risorse.
riformismo
È uno dei due grandi indirizzi in cui si divideva il pensiero socialista (l'altro è l'indirizzo rivoluzionario). Per il riformismo l'obbiettivo finale è una società giusta, in cui sia superata l'oppressione di alcuni (ricchi) su altri (poveri), ma a tale obbiettivo ci si può avvicinare in modo graduale, senza un rovesciamento dell'ordine costituito, dato che settori abbastanza ampi della borghesia sono disposti a cedere ai lavoratori dipendenti dei miglioramenti sostanziali delle condizioni di vita. Quindi si può agire dall'interno delle istituzioni esistenti, grazie alla concessione del suffragio universale, che consente ai lavoratori un peso elettorale consistente e tale da poter apportare significative riforme, senza dover puntare sulla rivoluzione.
Per l'indirizzo rivoluzionario, invece, nessun compromesso ci può essere con la borghesia e col capitalismo, che devono essere rovesciati come una totalità compatta e alternativa alla società comunista da costruire in seguito a una rivoluzione.
risorse
A differenza della ricchezza, che è qualcosa di dinamico, le risorse sono statiche: c'è ad esempio una quantità ben precisa di petrolio nel sottosuolo terrestre.
L'uomo però sa usare più o meno bene delle risorse naturali: nel corso della storia l'umanità occidentale ha imparato a usarne sempre meglio. Quando l'uomo usa bene delle risorse produce ricchezza e benessere.
rivelazione
Evento soprannaturale con cui il Mistero rivela la Sua più profonda realtà all'uomo, la cui ragione naturale si ferma ad aspetti generici come l'esistenza e alcune caratteristiche essenziali (Infinità, assoluta perfezione, onnipotenza).
In realtà senza la Rivelazione la ragione umana, anche in seguito al peccato originale, sarebbe esistenzialmente malferma anche sulla stessa esistenza di Dio e sulle sue caratteristiche essenziali.
Parlano di R. anche l'Ebraismo, che tuttavia ha rifiutato di considerare la stessa possibilità che il Mistero si rivelasse in Cristo, Uomo-Dio, e l'Islam. Il primo ha ammesso che il Mistero si riveli in fatti storici (il roveto ardente o la traversata del Mar Rosso, per esempio), il secondo ha ristretto la possibilità della R. nella forma di apparizioni angeliche a uomini scelti da Allah, i profeti.
Solo il Cristianesimo ha parlato di R. come di un venire di Dio verso l'uomo, preparato dagli eventi e dalle profezie veterotestamentari e culminante nell'Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo, nel farsi Uomo di Dio.
scienza
In senso lato è cognitio certa per causas, una conoscenza certa e (tendenzialmente) compiuta su un dato settore della realtà. Un scienza per essere certa deve saper dimostrare le sue affermazioni, in modo oggettivamente verificabile da chiunque usi correttamente dei suoi strumenti conoscitivi naturali, e per essere compiuta non deve limitarsi ad alcuni aspetti frammentari, ma deve abbracciare in modo esauriente il tema affrontato.
La scienza in senso lato si suddivide in
- scienza in senso stretto, come matematica, fisica, chimica, biologia, etc.: è la base della scienza: ha un *oggetto settoriale, e usa di un *metodo osservativo specifico
- sapienza, come lo sono filosofia e teologia: è il vertice della scienza: il suo *oggetto è la totalità del reale, e il suo *metodo richiede ragione ed esperienza (esistenziale)
lo scientismo moderno
In età moderna la scienza in senso stretto ha preteso di essere l'unica vera forma di conoscenza. Molta filosofia contemporanea, con Kant prima e soprattutto col positivismo, ha riconosciuto tale pretesa, che invece è ingiusta, e taglia via l'esigenza, pienamente razionale e pienamente filosofica, di trovare il senso della realtà, rispondendo alle domande ultime che costituiscono il cuore dell'uomo.
scolastica
In senso proprio la filosofia e la teologia cristiane del Basso Medioevo, soprattutto del XIII secolo. Detta così per il suo essersi sviluppata nelle Scuole (scholae) cattedrali, anche se poi ha trovato la sua piena fioritura nelle Università, in particolare quella di Parigi. Tale cultura attuò un notevole sviluppo della architettura logica e della razionalità, esprimendosi nelle grandiose sintesi dette Summae, di cui la più famosa è la Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino.
La Scolastica dimostra in modo particolarmente evidente come la fede cristiana non rinneghi o accechi la razionalità, ma al contrario la valorizzi e la esalti.
Esponenti della S., oltre al già citato Tommaso, furono Alberto Magno, Bonaventura, Duns Scoto.
In senso più ampio si parla di Scolastica per indicare il pensiero filosofico-teologico cristiano cattolico accomunato da alcune grandi idee-forza, come l'oggettività della verità, il nesso fede /ragione, l'esistenza di una natura umana e di una moralità oggettiva.
Da notare che "Scolastica" indica qualcosa di più ampio che tomismo: propriamente quest'ultimo è solo una componente della Scolastica, accanto ad altre, come la Scuola francescana.
significato
Ciò a cui rimanda un segno come suo senso in qualche modo esauriente. Il significato di una parola è ciò che quella parola significa (ciò di cui quella parola è segno), il significato della realtà è ciò che la realtà significa (ciò di cui la realtà è segno). Il significato della realtà è solo nella totalità: per capire qualcosa devo vederne il nesso con altro, ultimamente con la totalità.
sistema elettorale
I sistemi elettorali determinano come sia eletto il Parlamento (che in genere è bicamerale, composto cioè da due ”camere”, che in Italia sono il Senato e la Camera dei Deputati) e si possono raggruppare in due grandi modalità: il sistema proporzionale e il sistema maggioritario.
Il proporzionale garantisce il massimo della rappresentatività, quello maggioritario garantisce invece una maggior governabilità.
sistema proporzionale
È quello in cui un partito ha rappresentanti in Parlamento nella esatta proporzione di voti raccolti alle elezioni: un partito che abbia avuto il 3% dei voti avrà il 3% dei parlamentari, uno che ha avuto il 25% dei voti avrà il 25% dei parlamentari.
Da un lato questo ha il pregio di dar vita a un Parlamento che sia il fedele specchio della società civile, e con questo sistema in genere la percentuale di astensionismo (cioè di chi non va a votare) è molto bassa, perché è difficile che non ci sia nemmeno una lista in cui uno possa riconoscersi.
D'altro lato il panorama parlamentare risultante dal proporzionale è piuttosto frammentato: oltre ai partiti maggiori ve ne sono molti di piccoli, e per formare la maggioranza di governo occorre in genere si formino delle coalizioni tra più partiti, spesso inclusi quelli più piccoli. Questo può facilmente rendere instabili le maggioranze (e quindi i governi) perché i partiti piccoli, per non scomparire devono rendersi visibili, e il modo più facile per farlo è puntare i piedi su qualche questione che hanno presentato in campagna elettorale come loro specifica bandiera. Ma questo, dato il potere ricattatorio che può avere un piccolo partito in un sistema politico retto dal proporzionale (se gli altri partiti hanno il 48% dei parlamentari hanno disperatamente bisogno del 2% di quel partitino per governare) può portare a crisi di governo e instabilità/fibrillazioni politiche.
sistema maggioritario
Il sistema maggioritario ha virtù e vizi opposti e simmetrici a quelli del proporzionale: assicura sì maggioranza omogenee e stabili, ma taglia fuori un bel po' di società civile, che non si riconosce nei partiti maggiori. E infatti nei paesi con sistema maggioritario, quanto più esso è spinto, tanto più aumenta l'astensionismo.
Il maggioritario più diffuso è l'uninominale. Nel sistema uninominale il Paese è diviso in tanti “collegi elettorali” ognuno dei quali elegge, appunto, un solo (uni-nominale) parlamentare.
Vi sono comunque almeno due grandi tipi di maggioritario uninominale: quello a turno unico, tipico dei paesi anglosassoni e quello a doppio turno, adottato in Francia (dalla Quinta Repubblica). Si può dire che il primo rappresenta il maggioritario più spinto, o “puro”, e porta di fatto al bipartitismo, mentre il secondo lascia esistere dei partiti di dimensioni “medie”, spingendo ad alleanze al secondo turno.
Società
Esiste naturalmente: non è convenzionale. L'uomo non è originariamente homini lupus
(Hobbes), non vede nell'altro un nemico (Hegel, Sartre). Verso tale condizione però scivola facilmente in seguito al peccato originale (v.), per cui erra altrettanto gravemente del pessimismo sopra citato, l'ottimismo di un Rousseau, con i suoi tragici epigoni novecenteschi (come il comunismo). Solo la grazia di Cristo consente all'uomo di recuperare l'atteggiamento originario di bontà verso gli altri, lievitandolo anzi con una nuova capacità di perdono e di gratuità.
sostanza
Nella metafisica classica tipo di ente dotato di una certa autosufficienza, contrariamente agli accidenti, che possono esistere solo inerendo (appoggiandosi) ad essa. Secondo Aristotele l'autosufficienza della sostanza è solo relativa, per Cartesio essa è più accentuata (res quae nulla alia re indiget ad existendum), per Spinoza essa è assoluta (tant'è che esiste una sola sostanza).
soprannaturale
Teologicamente è il correlativo di natura: designa Dio, nella Sua intima Vita (/in Sè stesso) e la partecipazione che Dio fa di Sé alla Sua creatura spirituale (uomo e angelo). In quest'ultimo senso soprannaturale è, in larga misura, coestensivo a grazia.
spiritualismo
Una impostazione (filosofica o religiosa) che sottovaluta scorrettamente (in modo non realistico) l'importanza della realtà materiale. In qualche modo è legato a una cosmologia acosmistica.
Storia
Finché dura la storia il Bene (Cristo) e il Male (Satana) continueranno ad affrontarsi. Per questo la cristiana non crede nel Progresso (inteso come inevitabile e progressiva vittoria del bene sul male). Non è automatico che il nuovo sia migliore dell'antico.
Fine della storia
E' Dio, alla cui vita tutti coloro che saranno stati incorporati a Cristo saranno chiamati a partecipare, con un corpo trasfigurato, a immagine del Risorto, in una beata eternità dove ogni lacrima sarà asciugata e ogni male bandito.
teismo
Concezione metafisica che distingue Dio, l'Infinito Mistero dalla realtà finita, che solo da Lui ha potuto prendere origine mediante la Sua scelta di creare (vedi creazione).
teologia
Si possono considerare almeno due sensi maggiori della parola:
- teologia razionale (/filosofica), che è la parte della metafisica che concerne Dio (sua esistenza, caratteri essenziali razionalmente conoscibili, e rapporto col mondo creato).
- teologia cristiana, o teologia senza ulteriori specificazioni: è il discorso che l'intelligenza credente sviluppa a partire dalla fede e dentro la fede su Dio, in quanto Lui stesso si è comunicato all'uomo, in Cristo; i principi della teologia, in questo senso soprannaturale, sono dunque
- la fede, garantita dal Magistero e avente come oggetto la Rivelazione, testimoniata nella Sacra Scrittura,
- e la ragione (filosofica e scientifica: archeologia, linguistica, storia, ecc.)
teologia politica
È la pretesa, legata al fondamentalismo, di dedurre meccanicamente le scelte politiche da una fede religiosa, tipicamente il cristianesimo. In questo modo non ci può essere discussione e legittimo dissenso non solo su delle indicazioni generali, il che ci può stare, perché la fede non è compatibile con qualsiasi idea, ma nemmeno su scelte particolari e dettagliate.
In questo modo la religione viene trascinata di peso nell'agone politico, come una forza politica tra le altre, a detrimento della purezza della fede e della possibilità dell'annuncio: teologizzare il politico significa politicizzare il teologico, come dice Massimo Borghesi.
Occorre invece avere sì dei riferimenti filosofici, e in particolare antropologici, condivisi tra i credenti, ma lasciare poi alla responsabilità dei laici e alla loro inevitabile dialettica, mai reciprocamente intollerante, il peso delle scelte concrete nel loro dettaglio. Solo così l'errore di un politico non diventa l'errore della Chiesa.
tolleranza
L'idea di tolleranza è tipicamente moderna: da un lato consegue storicamente il periodo delle guerre di religione, esprimendo l'anelito a una ricomposizione pacifica della società, dall'altro però esprime non meno una certa indifferenza alla verità del dogma, uno scetticismo sulla possibilità che esista una fede vera.
Se la prima componente può essere vista positivamente (uccidersi in nome della fede non è giusto, tale non è stato il metodo della Chiesa delle origini), la seconda è invece inaccettabile.
Uno dei maggiori teorici della tolleranza è stato J.Locke, preceduto in qualche modo dalla interessante figura di Thomas More, in cui l'aspirazione alla pace e al rispetto reciproco non assume i tratti dell'indifferentismo religioso (morì martire per non abiurare la fede cattolica)
Nella versione illuministica (illuminata!) significa di fatto sop-portazione (tollo, -is, sustuli, sub-latum) che si ferma agli aspetti epidermici (ciò che l'altro pensa di essere, ciò che l'altro appare). Corollario (/atteggiamenti implicati): ti odio (/ti disprezzo) ma faccio finta di rispettarti, vorrei tanto che tu non ci fossi ma...
Nella versione cristiana: considero non aspetti epidermici, ma la verità di te, perciò amo la tua verità (=la verità di te), disponibile ad essere sincero sugli aspetti in cui tu tradisci la tua verità, ma per amore a ciò che davvero tu sei.
tomismo
Sistema filosofico e teologico ispirato al pensiero di Tommaso d'Aquino. È stato per secoli (dalla fine del Medioevo all'800) punto di riferimento privilegiato della Chiesa cattolica. Integrando Aristotele dentro una sintesi cristiana, conferisce alla natura una autonomia molto maggiore di quella riconosciutale da Agostino (e dai suoi discepoli).
Si parla anche di neotomismo per indicare il tomismo dei secoli XIX e XX, con una sfumatura negativa. Per alcuni autori cattolici (come De Lubac, von Balthasar e altri) infatti, che usano il termine neotomismo in tal senso, il sistema elaborato da molti dei suoi pretesi discepoli si allontanerebbe dal maestro in misura notevole, accentuandone eccessivamente la distanza dalla tradizione patristico-agostiniana.
trascendentali
Gli aspetti estesi a tutto ciò che esiste (per Kant: a tutto ciò che è conoscibile): l'essere (tutto ciò che esiste è, è dell'essere), l'unità (tutto ciò che esiste è uno: se ne possiamo parlare è perché è uno; anche un mucchio di sassi è un mucchio, uno sciame di api è uno sciame), il bene e il vero (tutto ciò che esiste è buono ed è vero). Questi ultimi due sono di fatto riconosciuti come trascendentali solo da chi ammette Dio: solo se Lui ha creato tutto si può sapere in partenza che tutto è buono (perché Dio lo vuole) e vero (perché Dio lo conosce).
Trinità
E' la verità più profonda del Cristianesimo, il Mistero più profondo della vita divina: Dio non è un solitario. E' amore, comunione. Il suo essere, in un modo che la ragione umana non può capire fino in fondo, al tempo stesso Uno, nella natura infinitamente perfetta, e Trino, nella comunione delle Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Qui sta il fondamento di tutto, dell'essere come relazionato-a e non come solipsistica autocentricità, che sarebbe inevitabilmente contro. Solo se Dio è trino è perfettamente autorealizzato si sopporta perché è amore
, e solo così la creazione può essere vista, come è, come un atto di liberalità totalmente gratuita e non come risposta a un bisogno di uscita dalla solitudine (presente in Dio).
sua non-contraddittorietà
Se non si può capire il Mistero trinitario, se ne può e se ne deve intendere anzitutto la non-contraddittorietà, la non-ripugnanza alle leggi della ragione, se si tiene presente la parola Infinito e la parola Mistero. Dio è Mistero Infinito: perciò pretendere di capirNe tutto, questa è la vera illogicità, la vera bestemmia.
sua consonanza all'essere
In secondo luogo, pur senza poterLo capire, l'uomo può intravvedere la profonda consonanza del Mistero trinitario con la natura creata e specialmente la natura umana. Il mondo non è fatto da essere non-comunicanti, solitari, ma è una famiglia; e alla comunione aspira l'uomo, che non può non vedere nella desolazione un limite, una tristezza. Perciò che Dio non sia solitario appare profondamente giusto alla ragione; che Dio sia comunione, e così realizzi in modo infinitamente perfetto l'aspirazione a una piena comunicazione di sé e a un pieno dono di sé appare consono alla natura dell'essere.
Uguaglianza
Vedi eguaglianza.
Umanesimo
Il Cristianesimo è umanista, nel senso che ha grandissima stima per l'uomo: è chiamato a diventare, in Cristo, partecipe della natura divina. Questo non toglie che, in conseguenza del peccato originale, la vita umana sia intessuta di sofferenze e di sacrifici, Cristo stesso avendo intrapreso la via della Croce per salvarci. No lo è, invece, se con umanesimo si intende dire antropocentrismo, come centralità dell'uomo, artefice del bene e del male: esiste una oggettività del Bene, che l'uomo è tenuto, se vuole realizzarsi, a riconoscere.
universale
Valido per molti casi particolari (secondo la definizione scolastica: id quod est aptum praedicari de pluribus), o per tutti i casi particolari di una certa specie, ovvero ancora per la realtà intera. In quest'ultimo senso è più preciso usare il termine trascendentale.
Può essere detto di un concetto: ad esempio il concetto di blu, che non è limitato a un solo caso (il blu del cielo di quel dato giorno, ma è vero di molti casi: il blu del cielo di qualsiasi altro giorno, il blu del mare, il blu insomma di qualsiasi cosa blu).
Oppure di un giudizio: abbiamo allora le verità universali, le verità il cui soggetto è un concetto universale, valide in una molteplicità di casi. Esempio: le verità matematiche e geometriche. Hume chiamava queste verità universali relations of ideas, Leibniz verità di ragione, Kant giudizi a-priori (sia quelli analitici sia quelli sintetici).
uomo
poco meno degli angeli(Sal 8). Eppure l'uomo ha voltato le spalle a Dio (vedi peccato originale): la natura umana da allora non è più nella sua condizione di integrità originaria, ma è come ferita. Per questo è stata necessaria la redenzione (v.). Vedi anche umanesimo.
Problemi filosofici e teologici riguardo all'uomo:
- esiste una natura umana?
- come va concepita tale natura, nel contesto della totalità cosmica (vedi umanesimo/naturalismo - animalismo-ecologismo)
- l'uomo è essenzialmente spirito, o unità di spirito e corpo, o soltanto corpo?
- esiste una libertà di scelta?
- l'uomo è destinato a un fine ultimo trascendente e infinito? Come ciò si riverbera sulla sua esistenza attuale (vedi desiderio, felicità)?
natura umana
Non esiste per pensatori come Sartre, per il quale l'uomo è assoluto Per Sé, libertà capace di totale autocreazione. In un certo senso già altri pensatori avevano anticipato questo esito, ad esempio Fichte, per il quale l'Io si autopone come assoluta attività. In generale molta modernità è pervasa dal desiderio di svincolarsi dall'oggettività in cui rientra in qualche modo la stessa natura umana, in quanto dato.
Esiste per la tradizione ellenica e cristiano-medioevale, come pure per parte della filosofia moderna (incluso Pico della Mirandola) e contemporanea. Il problema principale allora non è inventare qualcosa che non c'è, ma accettare quello che c'è, quello che siamo: accettare noi stessi, come il primo dono che il Creatore ci ha fatto.
rapporto anima/corpo
Già la filosofia greca parlava di anima per definire il livello più specifico dell'uomo, quello che lo distingue dagli animali. L'anima è in effetti quella dimensione (ontologica) che rende l'uomo
- superiore al resto del cosmo naturale e
- simile a Dio (biblicamente «immagine e somiglianza di Dio»).
Riconoscono che esiste un'anima, superiore al corpo (tra gli altri): Socrate, Platone, Aristotele, gli stoici, Plotino, S.Agostino, S.Tommaso, S.Bonaventura, Duns Scoto, Marsilio Ficino, Cartesio, Leibniz, Spinoza, Kant (come postulato), Fichte, Schelling, Hegel, Kierkegaard.
Negano che esista un'anima (qualitativamente superiore al corpo), tra gli altri: Leucippo e Democrito, Epicuro, Comte, Marx, Nietzsche.
L'esistenza dell'anima è affermabile filosoficamente a partire dalla constatata esistenza di fenomeni che implicano un livello non materiale: tale il pensiero, tale la libertà, tale il pudore, tale la capacità di gratuità.
vero
1. In senso ontologico. Uno degli aspetti trascendentali della realtà, con l'essere, il bene e il bello: tutto ciò che esiste è, in quanto tale, vero, perché intelligibile, oggetto del pensiero di Dio.
2. In senso logico. È la “adaequatio mentis ad rem”, la conformità del soggetto pensante alla oggettività dell'esistente.
volontà
Facoltà di tendere verso il bene. Detta dalla scolastica anche “appetito razionale” (o “intellettivo”), in parallelo con gli “appetiti sensitivi”: come questi ultimi, ossia “l'irascibile” e il “concupiscibile” sono la conseguenza nella sfera affettivo-appetitiva di quella conoscenza che è la sensazione, così la volontà consegue quella forma di conoscenza che è la ragione, l'intelligenza.
In effetti, secondo un adagio scolastico: nihil volitum quin praecognitum, niente può essere voluto se non sia prima stato conosciuto. Infatti la volontà, pur libera nell'uomo, non è una forza che possa arbitrariamente inventarsi il suo oggetto: essa non può non volere il bene, ovvero non può non desiderare la felicità. Certo, se tale è il suo necessario orientamento generale, essa può giocare il dramma della sua libertà guidando l'intelligenza, la ragione nella ricerca della determinazione di ciò in cui di fatto, concretamente, in particolare, consista il bene, la felicità. Per questo la filosofia cristiana, a differenza dell'intellettualismo greco, riconosce il peso della volontà nell'orientamento fondamentale della vita: ciò che decide è l'oggetto dell'amore, per questo l'importante è avere il cuore buono, cioè un atteggiamento di semplicità e di sincerità, che assecondi e non intorbidi o censuri le evidenze ed esigenze fondamentali di cui siamo costituiti.
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