Carrón in udienza da papa Francesco nel 2018

Carrón dopo Carrón

Una risorsa da buttare?

una emarginazione ingiusta

In una pagina in cui ho cercato di delineare una valutazione complessiva della gestione carroniana di CL, ho esposto i motivi che mi spingono a pensare a Carrón come una grande personalità di fede, i cui meriti ne sopravanzano enormemente i limiti. Tuttavia vi aggiungevo che una certa refrattarietà ad ammettere questi ultimi gioca, paradossalmente, nel senso di legittimare una emarginazione di Carrón. Una emarginazione a mio avviso ingiusta, perché priva il Movimento di una importantissima risorsa.

A Carrón è stato tolto il ruolo istituzionale, bene: è assodato. Ma questo significa forse che egli non abbia più niente da dire e da dare a CL? Papa Francesco rispondeva a questa domanda quando, il 15 ottobre 2022, lo ringraziava e lo elogiava pubblicamente - segno di una stima mai venuta meno e segno che Carrón non merita di essere emarginato.

Una unità pluriforme

come ha chiesto papa Francesco

né coltivate contrapposizioni

Il Santo Padre ha chiesto, il 15 ottobre di non alimentare divisioni:

«Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni».

Ora, se ci si ferma al sospetto (che ad esempio chi ha oggi una funzione di responsabilità sia mosso da sete di potere e/o da ostilità preconcetta e irriducibile contro Carrón), si alimentano «diffidenze». Il che è male. Perché una diffidenza che fosse un processo alle intenzioni sarebbe qualcosa di immotivato.

Ma, d'altra parte, perché il sospetto sia vinto occorre non far finta che tutto sia già a posto così. Occorre cercare un dialogo che aiuti a costruire una “memoria condivisa” di quanto è accaduto e ha portato alla divisione e allo scontro. Non è che il tempo ci metterà su una pezza. Come dice un mio amico il non-detto avvelena più del detto. Meglio dirsi chiaramente le cose: si chiarisca in che cosa sono consistiti i limiti di Carrón. Si vedrà così che i limiti della sua “gestione” sono poca cosa al confronto col grandissimo bene che egli ha fatto, guidando la gente a fare i conti con la propria esperienza in modo non ideologico.

Non è che la cosa più importante sia confrontare degli argomenti: la cosa più importante è guardarsi davvero negli occhi col desiderio di riconoscersi appartenenti allo stesso Corpo. Che però implica anche formulare parole per dare piena dimensione umana all'intesa sinceramente ricercata, nella Verità.

la tentazione della taciturnità

C'è una tentazione che accumuna gli avversari più implacabili e i sostenitori più accesi di Carrón, la tentazione del silenzio, che è ben diverso dal silenzio che ascolta l'Altro. É piuttosto una taciturnità che nasconde la polvere sotto il tappeto. I primi sperano che la gente si dimentichi presto di Carrón e pensano che non parlandone più ci si metta una bella pietra sopra: 15 anni da dimenticare, 15 anni di vuoto pneumatico totale. In cui Dio si è dimenticato di CL. Adesso tali avversari strizzano magari l'occhio a chi dirige e ostentano rispetto per quel papa che fino a poco prima demonizzavano, ma non tarderà il momento, se non cambiano atteggiamento, che tale maschera cadrà.

All'opposto ci sono però persone talmente entusiaste di Carrón da non voler nemmeno sentir parlare di suoi possibili limiti. E aspettano sulle rive del fiume... Oppure aspettano che qualcuno cada da cavallo sulla via di Damasco. Ma anche questa non sembra la cosa migliore: uno, a chi è fratello nella fede, dovrebbe dire tutto quello che ritiene giusto. Se poi l'altro è in malafede, lo giudicherà il Mistero. Ma uno dovrebbe dare comunque un suo contributo, per quanto piccolo, a che le cose vadano nel senso di un chiarimento e di una riconciliazione. Anche solo per un piccolo passo.

Insomma non pare costruttivo pensare in termini di contrapposizione frontale tra due totalità inconciliabili: quella di chi dice “Carrón ha sbagliato tutto” e quella di chi ribatte “Carrón non ha sbagliato niente”.

né forzata uniformità

Sarebbe importante questo chiarimento. Poi nel Movimento potranno ben sussistere diverse sensibilità. É ancora il papa a ricordarlo (sempre il 15 ottobre):

«Voi sapete bene che unità non vuol dire uniformità. Non abbiate paura delle diverse sensibilità e del confronto nel cammino del movimento.»

Anche per questo chi guida Cl oggi non dovrebbe aver paura di riprendere a valorizzare Carrón, quand'anche avesse una diversa sensibilità su alcune questioni.

carisma e ruolo: due cose diverse

Se la radice del limite principale che viene rimproverato alla gestione Carrón è stata identificare ruolo istituzionale e carisma (ipotizzando la successione del carisma), proprio la loro distinzione, chiarita dalla Chiesa, dovrebbe ora giocare a far sì che la perdita del ruolo istituzionale non venga vista come implicante la perdita di qualsiasi autorevolezza “spirituale”.

Se lo si pensasse, se si pensasse che Carrón, avendo perso il ruolo istituzionale, decade perciò stesso da qualsiasi funzione “carismatica”, si cadrebbe proprio nello stesso errore che gli si rimprovera.

Anche perché il modo esistenziale con cui Carrón sapeva e sa richiamare alla fede, un modo nel quale vibra l'afflato esistenziale di Giussani, non appare poter essere rimpiazzato da una mera scrupolosità dottrinale, da una ineccepibile geometria intellettuale, a cui mancasse la vita. Se posso permettermi, mi verrebbe da osservare che, pur con la massima buona volontà del mondo con cui sono state fatte, le spiegazioni generali di Scuola di Comunità che si è cercato di sostituire a quelle fatte da Carrón non mi pare siano risultate di paragonabile caratura esistenziale. Se è vero che si può essere sentimentali nell'invocare il valore dell'esperienza, è non meno vero che si può essere intellettualistici nel negare all'esperienza il suo giusto valore. C'è insomma la possibilità che uno voglia togliere la pagliuzza del sentimentalismo dall'occhio del proprio fratello, non vedendo la trave dell'intellettualismo che è nel proprio occhio. O viceversa.

concetti controversi

esperienza

Su questo si è creata una sorta di sotterranea lotta tra chi, da un lato, bolla come protestantico o sentimentale il fatto stesso di ritenere che l'esperienza (la vita) sia un criterio decisivo, e dall'altro chi intende l'esperienza come alternativa (/refrattaria) alla razionalità, totalmente non concettualizzabile. Queste due posizioni nel senso che è chiaro che un'esperienza intesa come refrattaria al concetto può ben essere vista come sentimentale. E d'altra parte una sottolineatura unilaterale di scrupolosa esattezza concettuale, che trascurasse l'urgere della vita, sarebbe facilmente etichettabile come intellettualistica e inaridente.. E del resto si elidono anche a vicenda.

“estinguibilità” del Movimento

CL potrebbe finire? Anche su questo c'è un sotterraneo dissidio. C'è chi pensa in termini di possibile, se non probabile, fine del Movimento, nel momento in cui ne prevalesse irrimediabilmente una flessione organizzativo-associazionistica, per l'inaridimento della componente esistenziale-esperienziale (carismatica). E c'è chi pensa, al contrario, che non si corra alcun rischio e non ci sia alcun problema.

Anche qui mi sembra che ci siano esagerazioni da entrambe le parti. Da un lato si può pensare che «Colui che iniziato» in noi «questa opera buona, la porterà a compimento», e quindi interpretare quanto sta accadendo in CL in puri termini naturalistici, di pura che può ben esserci, per carità: abbiamo tutti il peccato originale, ma l'importante è non fermarsi e scandalizzarsi. Possiamo e dobbiamo “innalzare nei cieli lo sguardo”, può significare mancanza di fiducia nella Provvidenza. D'altro lato però sottovalutare il rischio di un grave inaridimento della dimensione esistenziale e di un accartocciamento razionalistico-moralistico, sarebbe non meno pericoloso. Lo vediamo nella storia della Chiesa: le realtà carismatiche come gli ordini religiosi non si sono mai estinte, da un lato. Ma d'altro lato, hanno anche attraversato periodi di grave crisi e di amaro inaridimento. Che sarebbe meglio evitare, con un po' di saggia magnanimità.

Quindi sì fiducia nella Provvidenza e nel Santo Padre. Ma anche l'umiltà di riconoscere il bisogno di valorizzare ogni risorsa. E don Julian, il successore scelto dallo stesso don Giussani, è una risorsa che non sarebbe affatto saggio trascurare.

segnali positivi

Io ritengo assolutamente auspicabile una “riconciliazione” (tra le diverse possibili anime non ideologiche del Movimento) fondata sulla verità e su un fraterno chiarimento, avendo come orizzonte il fatto che è un Altro ad averci messo insieme.

In questo senso ci sono dei segnali incoraggianti: da parte dell'attuale dirigenza trovo vada nella giusta direzione la valorizzazione di Javier Prades; inoltre la stessa scelta di riprendere il senso religioso (su cui secondo certi suoi critici Carron si sarebbe fermato “troppo”) è un altro esempio di una mossa nella giusta direzione.

A sua volta, da parte degli “estimatori di Carron” è iniziata la pubblicazione di testi in cui si chiarisce, dissipando il più possibile i dubbi, la profonda fedeltà di don Julian alla Cattedra di Pietro anche in rapporto alla questione del Decreto e della “successione” (si veda ad esempio questa pagina sulla questione della successione).