una immagine del card. Ratzinger

Joseph Ratzinger

Benedetto XVI

Perché “Ratzinger”?

La scelta di usare “Ratzinger”, e non Benedetto XVI, è perché si vuole considerare la sua complessiva personalità e il suo intero pensiero, senza limitarsi al periodo, tutto sommato breve, in cui fu papa (regnante).

Ultraconservatore?

vignatta su Al-Jazeera
così su Al-Jazeera veniva raffigurato papa Ratzinger, killer della colomba della pace

Questa è stata l'immagine che molti si sono fatti di lui: un Prefetto del Sant'Uffizio e un papa decisamente “di destra”, che avrebbe svoltato rispetto a Giovanni Paolo II, più “di centro”. Così il Manifesto pubblicò la notizia della sua elezione a papa, esprimendo tutto il suo sprezzante rammarico con il titolo, volutamente ambiguo, la prima pagine de Il Manifesto dopo l'elezione di Ratzinger a papa, aggressivo cane da guardia della più rigida ortodossia contro qualsiasi innovazione. Così anche sulla stampa arabo-islamica, dopo il suo discorso di Ratisbona, in cui aveva lasciato trasparire un giudizio negativo sull'Islam, apparvero delle vignette che lo raffiguravano imbracciare un fucile e puntare sulla colomba della pace, colomba che invece Giovanni Paolo II aveva custodito.

In realtà Joseph Ratzinger era sempre stato un teologo vicino all'area fautrice di un rinnovamente della teologia, pienamente inserito nel clima del Concilio Vaticano II. Egli era decisamente più vicino a un von Balthasar, o a un de Lubac e ai nouveaux théologiens, che non ai teo-tomisti conservatori alla Garrigou-Lagrange. Certo non era nemmeno un ultra-progressista, alla Rahner o alla Hans Küng (teologo peraltro con cui era in buoni rapporti di amicizia personale, senza con ciò condividere le sue idee), ma da un punto di vista della produzione scientifica ha sempre mantenuto una linea di equilibrato progressismo (con juicio).

studioso scrupoloso ed equilibrato

Che Ratzinger non fosse un ottuso ultra-conservatore lo si vede anzitutto nella sua produzione scientifica. Citiamo solo alcuni, ma significativi, passaggi, dove emerge un Ratzinger tutt'altro che fondamentalista:

la fede va proposta, non imposta

«È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”. [...] Non è forse proprio questo lo stile divino? Non sopraffare con la potenza esteriore, ma dare libertà, donare e suscitare amore» (Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, LEV, Città del Vaticano 2011, pp. 306-307 )

il crollo delle evidenze

A differenza dei suoi presunti seguaci ultra-conservatori, Ratzinger non ritiene che chi non crede sia in malafede, perché non ritiene che la verità si autoimponga immediatamente e perfettamente:

«il dramma della disputa sul diritto naturale mostra chiaramente che la razionalità metafisica, che in questo contesto viene presupposta, non è immediatamente evidente.» (Liberare la libertà, Cantagalli, Siena 2018, p.13) Si può parlare di diritti umani, solo se l’essere è sensato, il che presuppone l’esistenza di Dio: «L’idea dei diritti umani in ultima analisi conserva la sua solidità solo se è ancorata alla fede nel Dio creatore.» (ibi, p.14)

la necessità del dialogo e del compromesso

Un altro punto in cui i presunti ratzingeriani ultra-conservatori differiscono dal vero Ratzinger riguarda il tema del compromesso, aborrito da primi ma ritenuto necessario dal secondo, per il quale va rispettata la laicità dello Stato, casa comune di tutti, credenti e non credenti:

in una certa teologia «l’idea del diritto naturale apparve [...] così caricata di contenuti cristiani che andò perduta la necessaria capacità del compromesso e lo Stato non poté essere inteso nei limiti della profanità che gli sono essenziali. Questa teologia pretese troppo, si ostruì in questo modo la strada verso il possibile e il necessario» (in “Christlische Orientierung in der pluralistischen Demokratie? Über die Unverzichtbarkeit des Christentums in der modernen Welt”, in Pro Fide et Iustitia. Festschrift für Agostino cardinal Casaroli Zum 70 Geburtstag, Dunker & Humblot, Berlin)

anche i credenti possono e devono apprendere dai non credenti

Nel celebre dialogo, avvenuto nel 2005, con l'importante filosofo Habermas, Ratzinger sostenne l'importanza del dialogo tra credenti e non credenti e la necessità di un reciproco arricchimento:

«Che fare, dunque? Per ciò che riguarda le conseguenze pratiche, mi trovo in ampio accordo con ciò che Habermas ha esposto sulla società post-secolare, riguardo la disponibilità ad apprendere e la autolimitazione da entrambe le parti. [...] Parlerei della necessità di un rapporto correlativo tra ragione e fede, ragione e religione, che sono chiamate alla reciproca chiarificazione e devono far uso l’una dell’altra e riconoscersi reciprocamente»

Un approccio spregiudicato alle questioni aperte

Alla richiesta, fatta dal filosofo della scienza Paolo Musso, di un suo parere sulla possibilità di vita intelligente extraterrestre, il papa emerito così rispondeva, dimostrando una apertura mentale sconosciuta a molti:

«Anche questi problemi sono stati discussi in modo intenso negli anni cinquanta. Il grande scrittore e teologo inglese C. S. Lewis ha scritto un romanzo (o forse una trilogia di romanzi) su questo tema. Io personalmente penso che finché non si conosca niente di serio su tracce di vita su altre pianete, non ha molto senso discutere il problema. Una cosa è sicura: Le lettere apostoliche del Nuovo Testamento ci dicono con chiarezza, che il trionfo di Cristo abbraccia l’intero cosmo (1 Pt 3,23; Ef 1,20-21; Col 1,15ss). Padre Jean Daniélou ha scritto negli anni cinquanta un piccolo libro sulla visione dei Padri riguardante la vittoria cosmica di Cristo, “Les Anges et leur mission d’après les Pères de l’Église.” (Éditions de Chevetogne 1953).» (il testo completo della lettera di papa Ratzinger è in appendice a Paolo Musso, La vita extraterrestre. Stato della ricerca, prospettive future e implicazioni culturali, Studium, Roma 2021).

ombre ingiustificate

accuse ingiuste

Non è possibile tracciare un quadro minimamente completo della sua figura, senza accennare alle accuse che gli sono state rivolte, soprattutto da certi mezzi di informazione del suo paese, sulla questione preti pedofili.

Senza entrare nel dettaglio di una vicenda che aspetta ancora di essere completamente chiarita, quello che però è ragionevolmente certo è che il non consegnare alla giustizia secolare dei sacerdoti macchiatisi di qualcosa che anche agli effetti civili è reato, era prassi corrente di una certa stagione della Chiesa (in ultima analisi è il concetto di foro ecclesiastico, per cui il clero può essere giudicato solo da altro clero, e non da giudici “secolari”, laici), dove il punto non era coprire un comportamento orribile, permettendogli di proseguire, ma “i panni sporchi si lavano in famiglia”, ossia vi era una grande fiducia sulla capacità di correggere i comportamenti devianti all'interno della Chiesa stessa. In modo che non si ripetessero più. Ma anche in modo da non creare scandalo, da non gettare un'ombra sulla credibilità non solo della Chiesa, ma della stessa fede da essa annunciata.

Poi, la forza della mentalità mondana, probabilmente sottovalutata, ha vanificato quella speranza. Ma si può escludere nella maniera più assoluta che si volesse permettere il ripetersi di episodi raccapriccianti.

insinuazioni deliranti

Dopo le dimissioni da papa, e soprattutto in seguito al fatto che il nuovo papa non piaceva agli ultra-conservatori, si sono scatenate delle insinuazioni che definire ridicole è un benevolo eufemismo.

Come se il papa si fosse dimesso non di sua spontanea volontà, ma perché oggetto di un complotto, e venisse impedito nella sua libertà di espressione.

In realtà papa Benedetto XVI si è dimesso in modo pienamente consapevole e libero. Per motivi che egli ha spiegato benissimo. Cercare spiegazioni diverse da quelle da lui stesso fornite significa dubitare della sua sincerità o della sua lucidità. Egli ha poi scelto di non interferire con l'attività del suo successore. Ma se avesse trovato in papa Francesco degli elementi di eresia non avrebbe esitato a parlarne.

Come ha parlato, in un libro scritto a quattro mani, quando c'era, col Sinodo sull'Amazzonia, il rischio che il celibato sacerdotale venisse intaccato da concessioni ritenute pericolose.

Le sue dimissioni dalla funzione di Sommo Pontefice sono certamente un gesto di grandezza tanto cristiana quanto umana. Che hanno aiutato a vedere l'umanità del papa, al di là di ogni altisonante retorica.

possibili limiti

Ma se tutto quanto abbiamo fin qui detto è vero, come mai Benedetto XVI ha finito col diventare l'icona degli ultra-conservatori? Il campione di un modo intollerante e non dialogico di intendere i “principi non negoziabili”?

Come può accadere che egli venga dipinto come paladino delle “religione civile dell'Occidente”? Come nel seguente passaggio, scritto da Giulio Meotti all'indomani della morte di papa Benedetto XVI:

«Addio, gigantesco ultimo Papa d’Occidente. È morto Benedetto XVI. Quando, quattro anni fa, uscí il mio libro “L’ultimo Papa d’Occidente?”, tradotto in più lingue, l’accordo fra la mia casa editrice e la Libreria editrice Vaticana, depositaria dei diritti papali, previde che fosse aggiunto il punto interrogativo al titolo, “in segno di rispetto per Papa Francesco”. Ora che Benedetto XVI torna alla casa del Padre posso toglierlo. Se ne va davvero l’ultimo Papa d’Occidente. Conservo con affetto una lettera che Benedetto XVI mi fece avere tramite il suo storico segretario, Padre Georg, in cui parlava del mio libretto. “Ci sarebbe tanto di cui parlare…”. Era grande, Ratzinger, anche perchè non appena parlava e scriveva accresceva la mappa dei nemici, dentro e fuori la Chiesa. Anziché l’osannato balzo in avanti, Ratzinger ci ha mostrato il processo progressivo di decadenza. Mentre tutti si accecavano di ottimismo, la lampada di Ratzinger illuminava il volto oscuro e nichilista della civiltà. Se ne va l’ultimo colosso della cultura europea, il Solzenitsyn della Chiesa. Arrivederci, Santo Padre.»

Per Meotti, che interpreta bene il pensiero di quella ultra-destra che ha sempre cercato di strumentalizzare papa Ratzinger:

«Tutto il pontificato di Ratzinger è stato una difesa della civiltà occidentale o, più semplicemente, dell’Occidente.» (dal citato libro di G.Meotti, L’ultimo Papa d’Occidente?

Questo è un modo di interpretare il suo pontificato a dir poco ingiustamente riduttivo: la Chiesa infatti non è la Chiesa dell'Occidente, e il papa non è cappellano dell'Imperatore di turno, la stampella del potere politico. La Chiesa è universale e soprannaturale. E questo Ratzinger lo sapeva bene.

Come sia potuto accadere che egli sia stato strumentalizzato in tal modo è questione troppo complessa per essere affrontata in una pagina sintetica sulla sua personalità. Utile può essere quanto scrive Massimo Borghesi, in particolare in Francesco. la Chiesa tra ideologia teocon e “ospedale da campo”, Jaca Book, Milano 2021

Una trattazione adeguata del tema, ripeto, andrebbe ben oltre i limiti di una pagina sintetica. Resta comunque che Joseph Ratzinger è certamente stato un uomo di autentica fede. Lo testimonia tra l'altro il suo testamento spirituale.

un uomo di fede

Ecco il - commovente - testamento spirituale del Papa emerito Benedetto XVI, diffuso il 31 dicembre 2022, giorno della sua morte, dalla Sala Stampa della Santa Sede.

«Il mio testamento spirituale

Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene.

Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta.

Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria.

A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono.

Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo.

Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera.»

Benedictus PP XVI

Come ha detto Carrón, che lo ha conosciuto, Ratzinger era un uomo di fede.

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