San Francesco - la Regola

1. La regola e la vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l'esempio del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo.

2. Se qualcuno, per divina ispirazione, volendo scegliere questa vita, verrà dai nostri frati, sia da essi benignamente accolto [ ]. il ministro [capo del convento] poi lo riceva con bontà e lo conforti e diligentemente gli esponga il tenore della nostra vita. Dopo di che il postulante, se vuole e può spiritualmente e senza ostacoli, venda tutte le cose sue e procuri di distribuire ai poveri il ricavato. E quando sarà ritornato [dall'aver distribuito ogni cosa ai poveri], il ministro gli conceda i panni dell'anno di prova, e cioè due tonache senza cappuccio e il cingolo e le brache e il grande cappuccio lungo fino al cingolo. Finito l'anno e il periodo della prova, sia ricevuto all'obbedienza.

5. Se un ministro avrà comandato a un frate qualcosa contro la nostra vita e contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli; poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato. Tuttavia tutti i frati che sono sudditi considerino con ragione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. Similmente tutti i frati non abbiano alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro.

6. E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. E l'uno lavi i piedi all'altro.

7. E i frati che sanno lavorare lavorino ed esercitino quel mestiere che già conoscono, se non sarà contrario alla salute della loro anima e che onestamente potranno fare [ ]. E per il lavoro prestato possano ricevere tutto il necessario eccetto il denaro [ ]. E quando sarà necessario vadano per l'elemosina come gli altri frati [ ]. E possano avere in uso il materiale e gli strumenti necessari al loro mestiere. E si guardino i frati dal mostrarsi tristi e oscuri in faccia come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore e giocondi e garbatamente allegri.

8. Nessun frate, ovunque sia, e dovunque vada, in nessun modo prenda con sé o riceva da altri o permetta che sia ricevuto denaro, né col pretesto di acquistare vesti, libri, né per compenso di alcun lavoro, insomma per nessuna ragione, se non per una manifesta necessità dei frati malati; poiché non dobbiamo ritenere che l'utilità e il valore del denaro, o della moneta, siano maggiori di quello delle pietre. Il diavolo vuole accecare quelli che lo desiderano o lo stimano più delle pietre. Badiamo, dunque, noi che abbiamo lasciato tutto, di non perdere, per sì poca cosa, il regno dei cieli. E se troveremo in qualche luogo del denaro, trattiamolo come polvere che si calpesta, poiché è vanità delle vanità e tutto è vanità.

12. Tutti i frati, ovunque siano o vadano, si astengano dal guardare impudicamente le donne e dal frequentarle oltre il necessario, e nessuno si trattenga con loro da solo. I sacerdoti parlino con loro onestamente confessandole e dando loro qualche consiglio spirituale.

15. Ordino a tutti i miei frati sia chierici che laici, che vanno per il mondo o dimorano nei conventi, di non avere né presso di sé, né presso gli altri, né in altro modo, alcuna bestia usino il cavallo se non siano costretti da infermità o da necessità.

17. Si guardi il ministro di concedere il permesso di predicare senza ponderazione. Tutti i frati tuttavia predichino con le opere. E nessun ministro o predicatore consideri sua proprietà il servizio di governare i frati o quello della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse ordinato, lasci, senza protesta, il suo incarico. Per cui, scongiuro, nella carità che è Dio, che tutti i miei frati predicatori, oratori e lavoratori, sia chierici che laici, cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere di sé, né di esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere, anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro.

San Francesco, Scritti, trad. it. F. Mattesini, Ed. 0. R., Milano 1976, pp. 25-42.